Autore: 
Serena Bellavita

Articolo pubblicato nel Notiziario GSD "Adozione e dintorni" giugno 2013

Io e mio marito abbiamo adottato in Cambogia a gennaio 2009. Nostra figlia aveva appena compiuto cinque anni (così ci hanno detto, anche se si tratta sicuramente di un'età presunta): non era certo grandicella, ma abbiamo subito capito che si trattava di una bambina molto sveglia e precoce.

Passato qualche giorno dal nostro arrivo a Milano, la bambina fece un disegno che solo da un annetto lei stessa ha tolto dalla porta della sua cameretta. Disegnò una palafitta con una scala che porta all'interno della capanna; in cima vi erano due piccole figure vicine, una con i capelli lunghi e l'altra con i capelli corti. Le faccine sono colorate di giallo. Appena lo vediamo io e mio marito prendiamo la bimba sulle ginocchia e le chiediamo chi siano queste due figure, anche se io nel mio intimo sapevo già la risposta. Nostra figlia era in Italia neanche da un mese, ma con i gesti e qualche parolina in italiano ci fece capire che si trattava dei suoi genitori. Dopo un paio di mesi ci disse più chiaramente che quella che piangeva era la sua mamma per il dolore di vederla andare via e il suo papà che la consolava. Potete solo immaginare come ci siamo sentiti e come mi sono sentita io in particolare.

Ero così triste perché potevo solo immaginare cosa potesse sentire nel suo cuore una mamma che per amore della propria bimba e per darle un futuro migliore decide di darla in adozione. Da quel momento nostra figlia ha iniziato a parlarci del suo passato, della sua famiglia, di come lei e gli altri suoi fratelli fossero arrivati in Istituto e tanto altro ancora. Ci disse che erano in sei figli e che i suoi genitori, spinti dalla nonna perché in casa la situazione era difficile e la nonna voleva un futuro migliore per i suoi nipotini, decisero di mandare in Istituto quattro di loro (due femmine e due maschi). Lei parlava spesso dei suoi fratelli e chiedeva dove fossero e noi non sapevamo cosa risponderle. Non nascondo che eravamo abbastanza arrabbiati col nostro ente, che continuava ad asserire di non avere alcuna notizia a riguardo. Anzi, erano anche un po' irritati quando tiravamo fuori questa storia dei fratelli.

Dopo qualche mese dal nostro ritorno in Italia, ci incontrammo con altre famiglie del nostro ente che avevano adottato in Cambogia nel nostro stesso istituto e scoprimmo che anche i loro figli raccontavano dei rispettivi fratelli e che tutti loro avevano visto partire i fratellini in adozione o restare in istituto, mentre loro andavano via con i nuovi mamma e papà. Atroce! Anche questi genitori avevano avuto le stesse risposte stizzite da parte dell'ente. Per questo iniziammo a fare delle ricerche su internet, sui vari forum, su Facebook tramite vari gruppi di genitori adottivi "cambogiani".

Dopo qualche tempo, alcuni nostri amici ci fecero sapere che erano riusciti a trovare i fratelli o anche solo uno dei fratelli qui in Italia. Potete immaginare la nostra felicità! Sia per quelle famiglie sia per noi. Allora c'era una speranza! Proprio tramite la nostra rete di amicizie su Facebook, un giorno ci arrivò la telefonata di un amico di un'altra regione la cui bambina era in istituto insieme alla nostra che annunciava l'invio di una fotografia che ritraeva mia figlia in istituto insieme ad un bimbo, in braccio a lei. Il bambino - continuò il mio amico - era stato adottato da una famiglia del Sud Italia e poteva davvero essere il fratellino più piccolo di cui nostra figlia continuava a parlare. Chiamai la bimba, annunciandole che l'amico ci aveva inviato via mail delle foto scattate in istituto che ritraevano anche lei. Appena mia figlia le vide, si voltò di scatto verso di noi e disse: "Ma questo è il mio fratellino!!!". Potete immaginare la nostra felicità.

Purtroppo non abbiamo potuto subito contattare la famiglia del piccolo che oggi ha sei anni, e che quando arrivò in Italia ne aveva solo due. Mio marito, infatti, era gravemente ammalato e di lì a poco è purtroppo venuto a mancare. Sono stati mesi difficili, dolorosissimi per me e per mia figlia... Forse proprio la ricerca e il ritrovamento del fratellino ci hanno aiutato in un momento tanto critico. Poco tempo dopo l'arrivo della foto, ricevetti un sms dalla mamma del fratellino di mia figlia, che aveva saputo del nostro lutto: mi chiedeva come stavamo e diceva che non vedevano l'ora di parlarci. Caso vuole che a leggere il messaggio sia stata quella zanzarina di mia figlia che gioca sempre con il mio telefono. Appena legge il messaggio, mi urla se potevamo chiamarli"subitissimo". Da quel giorno ci siamo sentiti ogni settimana. Loro mi raccontavano che il bambino, quando andava all'asilo, continuava a chiedere perché non avesse "una sorella" e loro, oltre al fatto che non era facile dargli una risposta, si chiedevano il motivo per cui lui parlasse proprio di una "sorella"e non di "fratelli" in generale. Anche il loro bimbo aveva il ricordo di una sorella cui era attaccatissimo, ma naturalmente, essendo lui piccolino, i ricordi erano molto vaghi. Avevano iniziato una ricerca tramite amici che avevano adottato in Cambogia e così eravamo entrati in contatto tramite conoscenti comuni. Per farla breve, ci siamo organizzati per vederci durante l'estate. Era agosto e, dopo un viaggio molto lungo, sono arrivati alle sette del mattino.

Io e mia figlia li aspettavamo nella nostra casa sul lago. Non potete neanche immaginare (o forse sì) l'emozione che abbiamo provato e anche il timore legittimo di non piacerci o che il piccolo si spaventasse, visto che i suoi ricordi erano solo"sensoriali": mia figlia ricordava il fratellino quando aveva solo due anni e ora era tutto molto diverso. Invece è bastata una bella colazione insieme per capire che sarebbe andato tutto in modo meraviglioso. E' stata una vacanza indimenticabile: abbiamo passato più di venti giorni insieme e ci siamo ritrovati famiglia! Io e mia figlia, proprio per quello che ci era successo, ne avevamo un gran bisogno. Quando l'estate è finita, è stato molto duro per tutti e cinque lasciarci, ma soprattutto per i bimbi. Ci siamo rivisti nelle vacanze di Natale: siamo andate noi al Sud per passare dieci giorni insieme. Abbiamo conosciuto tutta la loro splendida famiglia allargata, gli zii, i cuginetti grandi e piccoli e per mia figlia loro sono diventati tutti zii e cugini! Ora mi rendo conto quanto sia importante per lei avere questa grande famiglia che ci ha accolte entrambe con così grande affetto. La separazione dopo le vacanze è sempre difficile, soprattutto per il bambino più piccolo perché è attaccatissimo alla sorella e la paura di non vederla più è grande. Per mia figlia è un po' più semplice perché è più grande e sa che ormai ha ritrovato il fratellino ed è tranquilla. Il fatto di avere questa grande famiglia le dà molta sicurezza anche perché l'evento è stato vissuto per tutta la nostra famiglia e per gli amici più cari in modo molto sereno. Con il fratellino e isuoi genitori ci sentiamo ogni settimana, anche tramite skype. Ora verranno al Nord per la prima comunione di mia figlia e già progettiamo un periodo insieme per le vacanze estive.

Il sapere di questo fratello e della sua bella famiglia rende più tranquilla non solo lei: penso al suo futuro e mi sento molto meno sola anch'io.

Data di pubblicazione: 
Venerdì, Giugno 7, 2013

Condividi questo articolo