Autore: 
Francesca Ancidei

In casa nessuno ha mai fatto uso di sostanze e lui dovrebbe sapere quanto è pericoloso… allora perché lo fa?

Come faccio ad accorgermene?”

Nel suo gruppo di amici ci sono ragazzi che usano sostanze… mio figlio saprà resistere?”

 “Come posso intervenire?

Ci ha fatto delle domande sulle sostanze….  Cosa dobbiamo fare?”

“Ci ha chiesto se noi da giovani abbiamo avuto qualche esperienza con le sostanze…. Cosa dobbiamo rispondere?”

Queste sono le domande che, più frequentemente emergono da parte di genitori che si trovano a camminare insieme ai loro figli preadolescenti ed adolescenti nel campo minato dell’uso di sostanze e delle dipendenze.

L’argomento è fra i più spinosi ed insidiosi, spesso non si sa cosa dire e come dirlo ed anche i ragazzi, pur ostentando la sicurezza e padronanza tipiche di questa fase del ciclo vitale, anche su questo tema, sono spesso combattuti fra curiosità, voglia di trasgredire, sperimentare e tanta tanta paura.

I genitori

Come sempre i genitori devono saper essere “equilibristi dallo stomaco forte”.  Possono essere travolti da un flusso di informazioni e di pensieri che oscillano tra la sottovalutazione e banalizzazione del fenomeno e la sua drammatizzazione, rimanendo incerti su quale sia la loro funzione su questo terreno. Trovarsi di fronte alla scoperta che un figlio fa uso di sostanze è un’esperienza disarmante, che mette in discussione e rischia di intaccare un equilibrio già fragile come è quello del rapporto con un figlio adolescente. La reazione che avranno i genitori e gli adulti di riferimento di fronte ad un ragazzo che fa uso di sostanze, è uno degli elementi che influenzeranno l’evolversi della situazione. Drammatizzare, terrorizzare o minimizzare non risultano atteggiamenti funzionali e fanno apparire gli adulti, agli occhi dell’adolescente, poco competenti e non sufficientemente strutturati e affidabili (cose già messe fortemente in discussione durante questo delicato periodo della vita del singolo e della famiglia). 

L’equilibrio sta nella verità, nel dato di realtà e nell’apertura al dialogo su qualsiasi argomento

E’ opportuno, in questo caso, che i genitori si documentino cercando di acquisire maggiori conoscenze su cosa sono le sostanze, come agiscono, cosa provocano, quali sono le conseguenze di uso ed abuso, in modo da potersi relazionare in modo credibile rispetto ad un campo tanto delicato. Sono azioni, queste, che possono anche essere fatte insieme ai propri figli per aiutarli a comprendere i rischi connessi all’uso e abuso di sostanze, rendendoli così consapevoli. In questo modo si favorirà la comunicazione, restando disponibili all’ascolto e al dialogo aperto su questi temi. Nel flusso comunicativo all’interno del nucleo sarebbe opportuno che queste tematiche non venissero affrontate nell’emergenza ma già da diverso tempo prima (in modo adeguato alla capacità di comprensione dei figli nelle diverse fasce d’età). Il messaggio deve essere “Con noi puoi parlare di ogni cosa. Ci siamo e affronteremo qualunque cosa insieme. Se commetti un errore puoi venire da noi”. Da ciò deriva la necessità di non assumere un atteggiamento intimidatorio, ma di parlare chiaramente del fatto che la dipendenza è una malattia e come tale va affrontata e curata, quindi astenendosi da giudizi moralistici (può succedere a chiunque).Questa maggiore apertura renderà anche più facile notare eventuali cambiamenti nei comportamenti al fine di cogliere eventuali segnali di rischio. 

Questi compiti vengono espletati all’interno del nucleo familiare, ma qualora lo si ritenesse necessario, va condiviso con i ragazzi che si dispone anche di risorse esterne pubbliche e private dove operano professionisti a cui ci si può rivolgere.

Definizioni

Nel 1967 l’OMS definisce che “droga è ogni sostanza naturale o artificiale in grado di modificare la psicologia e l’attività mentale degli esseri umani” questi effetti vengono detti psicoattivi cioè in grado di alterare gli equilibri dei diversi, ma interconnessi, livelli si cui può rappresentarsi il nostro essere.

Il livello biologico...

 poiché le droghe interferiscono con i processi biochimici finalizzati al mantenimento delle condizioni normali dell’organismo e agiscono sui meccanismi delle funzioni cerebrali interferendo sugli eventi biologici che sono alla base delle normali attività delle cellule nervose ovvero la trasmissione e l’elaborazione di impulsi nervosi. 

Il livello psicologico...

poiché le droghe compromettono gli equilibri psicologici e quindi la capacità di adattamento dell’individuo e la possibilità che esso ha di far fronte a situazioni di disagio intrapsichico, ambientale o interpersonale. 

Il livello sociale...

poiché le droghe condizionano la possibilità di inserimento sociale dell’individuo da un lato minando le sue capacità adattative e dall’altro determinando, spesso, una reazione di emarginazione da parte del tessuto sociale.

Fare uso di sostanze

E’ possibile distinguere tra quattro differenti modalità con cui un individuo può utilizzare la sostanza: si parla di uso che può essere voluttuario, ludico, ricreativo e sociale. In questo caso anche se la sostanza ha un elevato potenziale tossicomanico può essere assunta senza che questo comporti lo sviluppo di una effettiva dipendenza. Quando la relazione soggetto – sostanza comporta problemi in relazione al fatto che l’assunzione diventa per il soggetto, più importante di altri aspetti della sua vita (lavoro, scuola, famiglia, ecc..), del rispetto di divieti e di norme si parla di abuso. Si parla, invece, di dipendenza quando viene esperita la necessità di assumere la sostanza per compensare o equilibrare un’alterazione del funzionamento dell’individuo causata dall’assunzione della sostanza stessa. Infine si parla di mania quando la modalità di assunzione della sostanza amplifica sempre di più il senso di squilibrio dell’individuo. Gli effetti euforizzanti della sostanza esaltano sempre più le sensazioni di piacere ed il soggetto sente il desiderio sempre più forte di intensificarle, riducendo sempre più la dilazione temporale tra le assunzioni. 

La dipendenza

Viene definita “una condizione patologica, correlata a un’alterazione del sistema della gratificazione, caratterizzata da craving (stato soggettivo di forte desiderio compulsivo per gli effetti precedentemente provati con la droga) e da una notevole restrizione delle modalità e dei mezzi con cui il soggetto si procura piacere. La dipendenza è intesa come patologia della relazione: tra soggetto dipendente ed oggetto della dipendenza si sviluppa una relazione affettiva ed emotiva, basata sulle forti sensazioni di vita che la sostanza può dare”. Può essere fisica quando l’organismo diventa dipendenza dalla sostanza, ossia quando aumenta la soglia di tolleranza alla sostanza e necessita quindi di aumentare la dose per avere gli stessi effetti. Smettere porta a manifestare i sintomi di astinenza. La dipendenza psicologica si può presentare da sola o associata a quella fisica. Si ha quando il desiderio di fare uso della sostanza prende il sopravvento e non se ne può fare a meno. 

Le droghe

In questa sede non ci soffermeremo sulle singole sostanze (per il cui approfondimento si rimanda al sito del Ministero della Salute www.salute.gov.it ed al sito www.carabinieri.it alla sezione “Le principali droghe”) ma accenneremo solo alle più frequentemente utilizzate e conosciute dai ragazzi.

Sulla base degli effetti sul Sistema Nervoso Centrale le sostanze sono raggruppate in 4 grandi classi:

  1. Droghe deprimenti: oppiacei (eroina, codeina, morfina, oppio), alcol, barbiturici, benzodiazepine
  2. Droghe stimolanti: cocaina, anfetamine, ecstasy, nicotina 
  3. Droghe del viaggio o dispercettive: THC, LSD, mescalina
  4. Anestetici dissociativi: ketamina

A queste vanno aggiunte le Smart Drugs: sostanze psicoattive legali in grado di migliorare apprendimento e memoria che si trovano sotto varie forme (gli adolescenti italiani sono secondo in Europa per il loro consumo). Agiscono sui neurotrasmettitori modificandone i livelli e concentrazioni nel cervello alterando la capacità di concentrazione, memoria, abilità di calcolo, creatività e umore.

Le nuove droghe

L’attenzione va rivolta anche alle cosiddette “Nuove droghe”. Fra queste quelle maggiormente utilizzate sono:

-anfetamine, sostanze empatogene che favoriscono cioè l’empatia o lo scambio sociale, o entactogene che permettono, cioè, di guardare dentro sé stessi. A livello neurobiologico agiscono aumentando la presenza di serotonina nelle terminazioni sinaptiche, provocando una serie di effetti e sensazioni euforizzanti e stimolanti; aumentando capacità di autoanalisi e di introspezione, in relazione alle quali il consumatore si sente particolarmente loquace, euforico, comunicativo; non facendo avvertire sensazioni di fame e sete, ma solo una generica sensazione di benessere. Danno dipendenza psicologica. Sono decine le nuove droghe oggi immesse sul mercato con nomi sempre diversi. Una vasta gamma di pasticche dai diversi colori, polverine o liquidi, che possono essere prodotti di sintesi (più di 500 sostanze chimiche) o sostanze naturali psicotrope estratte da piante o animali (circa 200). Il termine nuovo è legato non solo alla sostanza, ma anche alle sue modalità di consumo, che diventano collettive e fortemente dipendenti dal contesto in cui vengono assunte.

-sostanze allucinogene e psichedeliche (LSD, mescalina, Ketamina, Psilocina, ecc..). determinano un’alterazione dello stato di coscienza, della percezione spazio – temporale, perdita del concetto di individualità, con senso di espansione della mente ed euforia. 

LSD ha effetti molto variabili

Si dividono essenzialmente nel “good trip” e nel “bad trip”. Il consumatore esperisce labilità comportamentale ed emotiva, aumento dell’espansione della coscienza con disorientamento spazio temporale, con alternanza di fasi euforiche e stati di prostrazione. La sua assunzione provoca allucinazioni, disturbi deliranti, disturbi dell’umore, anche diversi giorni dopo una singola assunzione. Un uso prolungato provoca difficoltà di memoria, turbe comportamentali, ansia e depressione fino all’allontanamento dalla vita sociale, anche mesi dopo la cessazione dell’uso.

Mescalina e Ketamina

Tra gli allucinogeni naturali citiamo la Mescalina che si ricava dalla pianta Peyotl; la Salvia Divinorum che danno allucinazioni visive, aumentata concentrazione, trance, stato confusionale. Appare importante ricordare anche la droga dissociativa Ketamina: un depressore del sistema nervoso centrale usato anche come anestetico in veterinaria che sull’uomo provoca esperienze dissociative tra mente e corpo, euforia, allucinazioni, alterazione della percezione del proprio corpo.

Sembra, infine, importante sottolineare come i ragazzi abbiano libero accesso a farmaci normalmente utilizzati nelle nostre case e all’alcol. Si tratta di due sostanze legali, che sono disponibili direttamente in quasi tutte le case e che sono socialmente accettate. 

L'alcol

In riferimento all’alcol,  i ragazzi sono continuamente esposti a messaggi pubblicitari che rinforzano l’idea che “bere in compagnia può rendere migliore una serata o comunque aiutare la socializzazione; da quando sono piccoli l’alcol viene normalmente utilizzato spesso durante i pasti dai genitori e dalle altre figure adulte che li circondano e sottovalutandone completamente i rischi, interpretano questa sostanza come un ottimo disinibente nei rapporti sociali nonché un elemento aggregativo e dimostrativo di capacità di controllo. Anche in questo caso è importante che ne conoscano gli effetti: fino a 20 anni nell’organismo non sono ancora presenti alcuni enzimi epatici (alcool deidrogenasi) che servono per la metabolizzazione dell’alcol, cioè l’etanolo non viene scomposto in sostanze più tollerabili. I rischi sono anche di deficit cognitivo e principalmente di memoria che può determinare un calo del rendimento già nell’arco di pochi mesi. L’alcol interferisce sensibilmente nel processo evolutivo del cervello rendendolo meno elastico e, dunque, nell’adulto meno adattabile e maggiormente esposto a contrarre patologie. Infine, l’alcol è la sostanza che più di tutte funge da ingresso all’uso e abuso di altre sostanze e resta la maggiore causa di incidenti stradali con conseguenti traumi irreversibili o decessi.

I dati

La relazione europea del 2018 sull’uso di droghe basato sulle informazioni fornite all’EMCDDA (Osservatorio Europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze) dagli stati membri dell’UE evidenzia come l’Europa sembri attraversare una fase particolarmente dinamica, sia dal punto di vista dell’offerta che della domanda di sostanze psicotrope. I dati disponibili suggeriscono che la disponibilità di stupefacenti è sempre più elevata e in alcune aree persino in aumento. Attualmente il consumo di droga in Europa interessa un numero di sostanze sempre più vasto rispetto al passato. Fra i consumatori di stupefacenti è maggiormente diffusa la poliassunzione ed i modelli individuali di consumo vanno da quello sperimentale a quello abituale, fino alla dipendenza. La cannabis è ancora la sostanza più consumata. Molti indicatori segnalano l’aumento dell’uso di cocaina. Tra le nuove sostanze psicoattive la Spice è la sostanza più diffusa: sono sostanze che imitano gli effetti di cannabis, ecstasy o allucinogeni.

Viene altresì stimato come ogni anno compaiano fra le 100 e le 120 nuove droghe.

<<...l'inizio è precoce ed è in forte aumento l’utilizzo in fase di età sempre più giovane>>

L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza in una segnalazione inviata al Governo afferma “sono sempre più numerosi i giovanissimi che fanno uso di sostanze stupefacenti e alcoliche. Come testimoniato dalla comunità scientifica, l’inizio è precoce ed è in forte aumento l’utilizzo in fase di età sempre più giovane”. 

Le età di inizio variano a seconda delle sostanze:

fra i 10 e i 15 anni alcol e tabacco

fra i 12 e i 13 anni inalanti

fra i 15 e i 17 anni hashish e marijuana

fra i 17 e i 25 anni eroina ed ecstasy

Nella Relazione annuale 2018 al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, curata dal Dipartimento per le politiche antidroga, emerge come la cannabis rimane la sostanza illegale più utilizzata nella vita dagli studenti tra i 15 e i 19 anni, seguita, nell’ordine, dalle nuove sostanze psicoattive: spice, cocaina, stimolanti, allucinogeni ed eroina.

Gli adolescenti e la dipendenza da sostanze

Una persona assume droga per evitare una condizione fisica o mentale indesiderata. La droga, qualsiasi essa sia, interferisce non solo sulla fisiologia dell’organismo, ma anche e soprattutto sulla mente che registra la sensazione piacevole data dalla droga, associandola al momento in cui è stata assunta. Quindi sarà la mente stessa ad indurre la persona a nuove assunzioni ogni volta che dovrà affrontare situazioni simili a quella registrata, seguendo un meccanismo inconscio di stimolo-risposta. Questo è l’inizio della dipendenza.

L’adolescenza non è solo uno spazio di transizione psicologica, ma va compresa anche dal punto di vista neurobiologico: dai 13 ai 25 anni all’incirca il cervello si modella e assume la struttura adulta, acquisendo le competenze cognitive, relazionali ed affettive che resteranno sostanzialmente stabili nel resto della vita. Ecco perché gli adolescenti sono le persone maggiormente esposte all’incontro con le sostanze e al rischio di dipendenza. 

Inoltre, gli adolescenti che hanno scarsa fiducia nelle proprie capacità e possibilità e non si sentono in grado di rispondere alle richieste esterne possono soffrire cronicamente di disforia e tensione emotiva, che possono esercitare effetti negativi sia a livello cognitivo che nelle relazioni interpersonali. Questi ragazzi possono ricorrere all’uso di sostanze per migliorare le loro performance in tutti i campi. C’è una condizione di vulnerabilità narcisistica che i parenti e il sistema sociale di riferimento tendono a descrivere come permalosità esagerata, associata a vissuti di vergogna, umiliazione e mortificazione, più che colpa, legati anche ad aspettative disattese proprie e dell’ambiente. 

 L’utilizzo di una droga rimanda sempre ad un assetto perverso perché viene individuato un oggetto sostitutivo: questo oggetto deve essere sempre presente, sempre disponibile e quindi proteggere dalle angosce di separazione, ma non può essere interiorizzato. Esso resta in superficie, procurando sensazione, non emozioni.

(Jeammet, 1992) 

Non tutti gli adolescenti che usano sostanze diventano effettivamente dipendenti, ma spesso sono in cerca di una autoterapia soprattutto per contrastare il senso di disagio emotivo e sociale, cercando seppur in maniera illusoria di stare meglio, una sorta di anestesia del dolore e del senso di vulnerabilità interiore.

Per la maggior parte dei ragazzi il consumo di sostanze si colloca in una fase del loro ciclo di crescita e si esaurisce nel passaggio alla fase adulta (consumo transitorio). Una minima parte resta intrappolata in una dinamica di abuso e dipendenza (consumo identitario e autoterapeutico).

Alla base c’è un’illusione di onnipotenza

L’adolescente vive la droga come se non fosse tale; utilizza la sostanza ma sdrammatizza sulle conseguenze possibili, non si ritiene in alcun modo tossicodipendente. La sostanza è una via per sperimentare, per trasgredire. Usa la sostanza come se potesse essere l’unico modo per provare benessere. Alla base c’è un’illusione di onnipotenza: l’adolescente si sente potente, in grado di gestire le situazioni in cui si trova ed in particolare quelle che lo mettono a disagio. La sostanza viene usata come rituale di iniziazione per entrare in un gruppo o più genericamente per integrarsi. Oppure diviene un mezzo per piacersi di più, per sentirsi se stessi. Oppure ancora come “sistema relazionale sostitutivo” che consente di gestire un po’ meglio le proprie difficoltà interne e relazionali, di allontanare anche se transitoriamente i propri nodi problematici lasciando che la propria vita relazionale trascorra in modo apparentemente normale e di regolare le proprie emozioni. O, ancora, come facilitatore dei rapporti sessuali, aumentando le prestazioni, rendendo i rapporti sessuali più intensi, audaci e disinibiti. O infine, come mezzo per interrompere la noia che a volte pervade, cercando una stimolazione chimica (ed esterna al sé) della voglia e ricerca di novità e curiosità. Non si tratta, quindi solo dell’esigenza di stordirsi e dello sballo, ma spesso l’uso della droga rappresenta un maldestro tentativo di automedicazione per fronteggiare un profondo disagio emotivo e per migliorare l’adattamento sociale. 

La scelta della sostanza avviene in base alla finalità che vogliono raggiungere e in base alla compensazione che mettono in atto. L’assunzione di sostanze può essere considerata come una finzione concreta poiché viene offerta al ragazzo una “reale percezione fittizia “ del mondo: è, cioè, una percezione effimera che dura il tempo dell’effetto della sostanza e che finisce e scompare quando l’effetto cessa, per lasciare posto al malessere e spesso ai vissuti down correlati alle sostanze. Si parla di finzione perché il ragazzo sa bene che le sensazioni gradevoli sono dovute alle sostanze stesse ma si comporta “come se” queste sensazioni fossero reali.

Sono state evidenziate due tipologie di tratti personologici di adolescenti maggiormente vulnerabili all’abuso e dipendenza da sostanze:

  1. ragazzi impulsivi, irritabili e inosservanti alle regole: sono più disponibili ad abusare di sostanze stupefacenti i ragazzi che mostrano propensione alla ricerca di novità, basso evitamento del danno, bassa autodeterminazione e bassa cooperatività
  2. ragazzi con forte tendenza all’evitamento e all’ansia sociale: hanno vissuto in un ambiente iperprotettivo e in adolescenza provano notevole ansia al confronto col mondo esterno e cercano una soluzione per mediare l’impatto diretto con le relazioni interpersonali

Tra i fattori coinvolti, un ruolo fondamentale è svolto dal livello di consapevolezza e dall’atteggiamento che i ragazzi hanno nei confronti dell’uso di sostanze. Molte ricerche hanno evidenziato come comportamenti quali bere alcolici e fumare vengano percepiti dagli adolescenti come gesti emancipatori, che avvicinino al mondo degli adulti, portando i ragazzi che li mettono in atto ad assumere un ruolo di leader tra i coetanei. 

Come detto in precedenza, gli adulti di riferimento, primi fra tutti i genitori, dovrebbero essere in grado di lasciare una strada aperta al dialogo, nel rispetto di tempi e modalità dei ragazzi, per permettere loro di essere contenuti ed accolti nell’espressione di eventuali disagi (personali e sociali) senza timori di paternali o giudizi. I ragazzi spesso non riescono a decifrare il loro mondo interiore e cercano modi semplici e immediati per mettere a tacere sensazioni sgradevoli; genitori presenti, aperti e in equilibrio possono rappresentare il primo argine alla “tempesta emotiva” ed affiancarli in questo compito così complesso.

 

Dott.ssa Francesca Ancidei Psicologa dell’età evolutiva, Psicoterapeuta sistemico – relazionale e familiare, Terapeuta EMDR

Data di pubblicazione: 
Venerdì, Settembre 6, 2019

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