Autore: 
Fabrizia Strangio, psicologa

L’adolescenza è un processo di trasformazione caratterizzato da cambiamenti profondi che riguardano tanto la dimensione corporea quanto quella psichica. I ragazzi infatti, impegnati nel processo di inviduazione e e separazione, si ritrovano a fronteggiare una serie di compiti evolutivi, primo tra tutti quello di integrare in modo armonioso il prima col dopo, il nuovo col vecchio, in modo da assicurare stabilità e continuità al sé e poter così costruire la propria identità. Mi riferisco alla possibilità di potersi riorganizzare attorno a dei nuovi punti di riferimento sia interni che esterni che tuttavia non rinneghino completamente quelli infantili, ma neanche li ricalchino in modo fedele. In questa fase infatti sono di cruciale importanza i pari, i gruppi di amici, che costituiscono i primi investimenti extrafamiliari e che consentono l’esplorazione di nuove possibili identità e modelli.

L’adolescenza adottiva, oltre ai compiti evolutivi tipici di questa fase del ciclo di vita, sembra contenere una peculiare complessità psichica e fisica legata al tema dell’origine e dell'appartenenza. La domanda cardine di ogni adolescente “chi sono io?”, diviene per l’adolescente adottivo “chi sono io veramente?”, trovandosi egli a dover risignificare e rimaneggiare le implicazioni profonde della propria condizione.

Dare un senso alla propria storia diventa uno dei bisogni principali. Le conflittualità e le paure intense che accompagnano questo bisogno sembrano essere parte integrante del processo evolutivo. Le esigenze della crescita e il bisogno di riallacciare in modo coerente passato e presente diventano una vera e propria urgenza nel percorso evolutivo dell’adolescente adottivo. Saranno proprio la qualità e la solidità del legame genitore-figlio ad essere determinanti in questa delicata fase. Il legame sicuro consentirà al figlio di poter riattraversare quel vuoto dell’origine e tutti i sentimenti dolorosi ad esso collegati, dando loro nuovo senso e nuovi significati. Passando per questa rielaborazione sarà possibile poi effettuare una sintesi creativa tra tutti gli aspetti dell’identità passata e presente ed acquisire così un senso interno di coerenza e continuità.

Come cambia la relazione tra genitori e figli quando questi entrano in adolescenza?

Ma lascia almeno

Ch’io lastrichi con un’ultima tenerezza

Il tuo passo che s’allontana

(Vladimir Majakovskij)

Scelgo questa frase perché mi sembra rappresentare quella dose di malinconia che un genitore, obbligato a confrontarsi coi temi della crescita e del distacco, può provare di fronte alla perduta condizione infantile del figlio e alla sua improvvisa trasformazione.

La  funzione genitoriale che aveva funzionato fino a quel momento si basava sull’asimmetria dei ruoli e sul bisogno di supporto del bambino da parte dell’adulto. L’adolescente, invece, propone nuovi bisogni e nuove distanze: dove, fino a poco prima,  si trattava di condividere, ora si tratta di dividersi, mantenendo però ugualmente presenza e funzione genitoriale. E’ un compito quasi paradossale per gli adulti: modificare l’identità di genitori di un bambino, ed assumerne invece una – mediamente – più scomoda.

Si tratta di lavorare sul tema della vicinanza/distanza. Quel patto etico che sino ad allora aveva caratterizzato la relazione col figlio sembra improvvisamente rotto, slegato, impossibile da ricostruire. Emergono tutt’a un tratto il tema del limite, del rischio, del dover rispondere a richieste talvolta incongrue, spesso poco negoziabili.

I genitori hanno ormai perduto l’autorità che possedevano durante l’infanzia dei figli; adesso questi, come spesso si sente dire, “fanno quello che vogliono senza ascoltare”.

Nei genitori adottivi...

Questo delicato momento spesso suscita un quesito insistente: ”Quanto di queste improvvise turbolenze è dovuto all’adolescenza e quanto all’adozione?”. Non è difficile osservar come il tema dell’adozione si intrecci con questi aspetti e ne amplifichi spesso la portata.

Di fronte al vissuto del legame spezzato in infanzia, i figli adottivi possono sentirsi minacciati dal bisogno di indipendenza che sentono crescere dentro di loro perché probabilmente questo può rimandare all’esperienza di una nuova perdita, un nuovo salto nel buio, il chè può rendere più intensa l’opposizione alle figure genitoriali. Paradossalmente gli adolescenti che maggiormente temono la separazione possono essere proprio quelli che nella prima adolescenza rivendicano con maggiore insistenza e aggressività il proprio bisogno di indipendenza, arrivando a rinnegare spesso la famiglia adottiva o a denigrarla con frasi del tipo: ”non mi puoi dire cosa devo fare! Non sei la mia vera madre!”.

Altri invece nel tentativo di posticipare quell’emancipazione potrebbero anche sentirsi ansiosi, andare male a scuola o negli anni immediatamente successivi, sabotare più o meno inconsciamente la propria riuscita personale, ossia quelle scelte di vita che consentono di diventare autonomi, ma che privano anche di quella protezione genitoriale di cui godono i bambini.

È essenziale durante questa fase, mettersi in ascolto delle istanze del figlio, pur mantenendo l’indicazione genitoriale. Dare fiducia al ragazzo in questo delicato momento, significa consentirgli  di assumere delle responsabilità e quindi di andare avanti nel processo di crescita, garantendo sempre la sicurezza della cornice familiare e la vicinanza emotiva da cui essa è caratterizzata.

Crescita e trasformazione

In conclusione ladolescenza del figlio richiede a un genitore non solo la capacità di contenere le emozioni e le ansie che derivano da questa intensa fase di crescita e trasformazione, ma anche di riuscire a pensarlo nella propria mente come una persona con propri pensieri, emozioni, attitudini.

L’adolescenza adottiva in particolare può diventare perciò una grande occasione di trasformazioni positive e di maturazione, sia per i ragazzi che affrontando nuovamente i nodi irrisolti della loro trascorsa infanzia in un contesto evolutivo nuovo e differente hanno la possibilità di iniziare a costruire la propria identità.

Le distanze genitore figlio, tipiche di questo periodo e perlopiù difficili e dolorose da gestire e elaborare, sembrano in realtà occasioni per creare nuove vicinanze ed accompagnare il naturale percorso evolutivo tanto del figlio, quanto della coppia genitoriale, tenuta anch’essa a rimodellare il proprio assetto e a riacquistare spazi sino a poco prima saturati dalle richiesta di supporto e dipendenza del bambino. 

Data di pubblicazione: 
Mercoledì, Novembre 20, 2019

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Monica Nobile – pedagogista, tutor dell’apprendimento, counselor.
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