Autore: 
Silvia Tassini, Psicologa - Psicoterapeuta

“L’associazione ha deciso di spostare tutti i gruppi on line. Ci sembra l’unico modo per poter ottemperare alla situazione di pressante emergenza che si è creata a causa del Covid. Non possiamo correre rischi!”.

“Eh già” penso, “non ci sono alternative”. Inizio a fantasticare su come potrà essere, cosa dovrò modificare nella conduzione e moderazione delle interazioni. Cosa succederà? Mi preoccupo e cerco di prepararmi al meglio.

Ogni gruppo ha un suo andamento peculiare e delle sue dinamiche interne. Inizialmente c’è un tempo di conoscenza in cui si tende a mantenere una distanza protettiva. Si arriva poi alla fase detta della falsa noità, in cui sembra che i vari membri si siano avvicinati ma la vicinanza è solo apparente. Poi sopraggiunge una qualche crisi, scontro o rottura che segna il passaggio ad una reale costruzione di un noi inteso come singola entità formata da tanti individui. Quando si giunge in questa fase, il gruppo, ormai unico organismo, raggiunge una vera omeostasi e lavora insieme. Questo è il momento in cui il conduttore, di qualsiasi natura di gruppo si tratti, sente che può realmente lavorare, fare la differenza; in questa fase magica si attua il cambiamento, si passano i contenuti, si modificano i punti di vista.

Nel campo dell’adozione il tutto diventa più complesso perché ai gruppi partecipano coppie, piccoli organismi già formati e molto ben difesi. I livelli da tenere in mente sono veramente tanti e si intersecano costantemente.

Tutto questo vorticava nelle mia mente mentre mi accingevo a spostare tutto il lavoro on line.

Poi arriva il momento in cui lo schermo si riempie di visi familiari, tanti riquadri luminescenti come lucciole appaiono e scompaiono nella penombra della stanza. Una nuova dimensione si palesa sotto i miei occhi! Tutto è uguale, familiare ma immensamente diverso. Ci sono voluti un po’ di incontri per ingranare ma poi ci siamo tutti sciolti ed il tempo, che non mente mai, me lo ha confermato.

A Marzo, quando tutto è cominciato, le riunioni duravano circa 50 minuti e ci lasciavano affaticati. Adesso le 2 ore non bastano e ad un certo punto saluto e chiudo, ma immagino che i partecipanti si attardino ancora un po’.

Cosa ho perso

Ho perso, come tutti, il tempo del viaggio. La strada che mi trasportava nella dimensione del gruppo. Il lavoro non è mai cominciato nella stanza della riunione. Iniziava entrando in macchina e mettendo in moto. La mia mente si popolava dei visi, sguardi e voci dei partecipanti e l’incontro reale era solo la materializzazione di uno scambio già iniziato 60 minuti prima.

Ho perso gli odori e le sensazioni generate dalla presenza di tanta umanità racchiusa per 120 minuti nella stessa stanza. La rabbia, la gioia, la tristezza, il dolore e tutte le altre emozioni primarie e secondarie hanno suoni, odori e vibrazioni proprie. La presenza, l’ascolto e la vicinanza ci permettono di percepirle se smettiamo di sentire le parole e ci sintonizziamo su un altro canale, forse quello più importante.

Ho perso il corpo delle persone. Nel video siamo tutti impettiti busti napoleonici o seducenti Paoline Bonaparte se il pc si poggia su un tavolino basso. Inutile ricordare in questa sede quanto il corpo, la prossemica, la postura, il non-verbale comunichino e spesso gridino la loro verità. Tutto perso, o quasi.

Nel video, quel processo di scandagliamento costante e continuo che si fa di sottecchi come pattugliatori di quartiere, controllando i visi, i corpi, gli sguardi di tutti i partecipanti in cerca di assenze, giudizi celati o timidezze, non è pensabile.

Ho perso il movimento, la mobilità. Spesse volte ho fatto alzare le persone, le ho spostate. Mi sono mossa a mia volta, anche solo per catturare nuovamente l’attenzione quando c’era stanchezza o poca motivazione. Perché le sere non sono tutte uguali e quella adottiva è una dimensione particolare, capace come poche altre esperienze nella vita di tenere in equilibrio allo stesso tempo gioia e dolore, disperazione ed entusiasmo, velocità inebriante e lentezza esasperante. Insomma uno speciale mondo circense di acrobati equilibristi!

Cosa ho guadagnato

Ho guadagnato le tante voci. Nel corso degli anni e del procedere del mio lavoro nel mondo dei gruppi adottivi mi sono abituata ai silenzi. La pratica terapeutica struttura e forma rispetto a questi importanti “momenti silenziosi”. Nella grande stanza dei gruppi i silenzi a volte pesano molto, fino ad assordare. Il video ha fatto la magia. Le coppie affacciate dalle loro fluorescenti finestrine non stanno zitte quasi mai. Tutti parlano tanto, anche i timidi, anche i silenziosi per definizione. Tante voci, tanti pensieri, tante idee che spesso si sovrappongono e col trascorrere degli incontri si autodisciplinano silenziandosi e mettendosi in coda per rispettare i turni. Immagino che la familiarità delle proprie case infonda una grande sicurezza. Credo che, come in quell’esercizio di orientamento nel tempo e nello spazio utile per abbassare la forte ansia, alzare lo sguardo dal pc e vedere i propri oggetti, sentire i propri odori, veicoli la sensazione di un contenimento costante e caloroso. Questa esperienza di centratura continua abbassa le difese e libera i pensieri più autentici. Non c’è controllo sui contenuti, non c’è censura.

Ho guadagnato gli animali domestici! Eccoli là che passano dietro le spalle, sul bracciolo del divano. Musi poggiati sulle gambe che aspettano pazienti o no. E con loro appaiono le interazioni, la cura e lo spazio riservato a questi altri abitanti della casa. Lo sguardo si fa dolce? Il viso è tirato dal disturbo e dalla mancanza di tempismo? Io osservo in silenzio e metto un nuovo tassello del mio gigantesco puzzle mentale.

Ho guadagnato l’intimità delle stanze e dei rifugi. Le case non mentono quasi mai. A volte ci provano, magari ci prova “il salotto buono” ma c’è sempre un dettaglio che tradisce e svela ciò che in un incontro fuori da quel luogo intimo non si scoprirebbe mai. Allora bisogna diventare esperti voyeur, guardare attraverso la finestra aperta sullo schermo come fosse un moderno buco della serratura. Così facendo si trova la verità non detta, celata per paura, timore, vergogna o pudore. Questo esercizio che si ripete ad ogni incontro permette ogni volta di aggiungere un pezzo del puzzle. Così la grande immagine di ogni individuo/coppia si completa e finalmente tanto si spiega e si chiarisce.

Tante volte nella vecchia conduzione ho avuto forte l’impressione che le coppie avessero indossato il vestito buono, una faccia adatta per partecipare all’incontro con gli altri, con me.

Ho guadagnato l’autenticità dei corpi. Prima le sedie inchiodavano i movimenti e congelavano i bisogni fisici. Adesso tutto il corpo è in movimento e, nonostante i tagli che il video impone, si possono intuire i cambi di posizione, si palesano le uscite di scena, i ritorni coordinati da sguardi di intesa tra coniugi. C’è chi si alza, chi si sposta, chi se ne va, chi torna, chi si sdraia o si stiracchia. Tutto diventa informale. Tutto mi parla di comodità e scomodità fisiche e psichiche che si alternano in un balletto collettivo.

Ho guadagnato i figli, da sempre i più presenti ed allo stesso tempo i grandi assenti. Eccoli apparire e scomparire, reclamare attenzione, ridere a crepapelle in lontananza davanti ad un cartone e poi urlare: “Ancoraaaaa!”

Eccoli i genitori che si guardano e decidono chi interverrà e come. Spesso non si parlano neppure o, dopo essersi silenziati, si attivano. Ma anche nel movimento muto delle labbra tutto si può leggere e capire. Ed io osservo e non mi perdo niente e proseguo nella paziente composizione del mio puzzle.

Sarà bello tornare in presenza, sarà bello darsi la mano e poter scegliere se stare vicini o lontani. Ma adesso, dopo circa 8 mesi di conduzione on line, so chiaramente che anche quel passaggio non segnerà più un ritorno al passato ma necessariamente un ulteriore nuovo modo di condurre per non rinunciare a tutto ciò che ho guadagnato, dopo aver ritrovato ciò che invece avevo perso.

Stiamo tutti imparando e crescendo, io e le coppie

In conclusione, penso di poter affermare che stiamo tutti imparando e crescendo, io e le coppie. Personalmente, le esperienze più terapeutiche, più rassicuranti che sto vivendo sono sicuramente quelle rubate. Quelle spiate nell’angolo buio della stanza in sottofondo come una musica a basso volume o una carta da parati poco illuminata. Quando una coppia spesso seria e molto impostata si separa perché immagino - c’è il mute attivo - che il figlio stia chiamando, resto curiosa ad osservare mentre ascolto un’altra mamma che affacciata alla sua finestrella racconta la sua esperienza. La mia attenzione investigativa infine è ripagata. Nel fondo della stanza buia comincia a muoversi una sagoma, avanti ed indietro. Mi concentro e strizzo gli occhi ed alla fine la metto a fuoco. C’è una mamma che tiene in braccio un bambino. Non è piccolissimo, infatti le gambe spenzolano oltre l’arco formato dalle braccia della donna. La testa poggiata nell’incavo della clavicola e le braccia dondolano oltre il collo. Penso a quanto sarà pesante e ricordo quella sensazione provata innumerevoli volte che ti fa pensare che non ce la fai più. Il formicolio e l’indolenzimento che peggiorano di minuto in minuto ma tu non molli e proprio quando pensi che le braccia si staccheranno ecco che arriva nuova forza, non si capisce bene da dove, e si ricomincia a cullare per un tempo infinito.

Ecco, questa immagine mi rassicura, mi parla di disponibilità, di dolcezza, di accoglienza, contenimento, cura e calore. Adesso mi sento tranquilla e guardo la stanza, la coppia, la famiglia con nuovi occhi. Tutto si completa e calma. Poi il pupo viene depositato nel suo lettino ed i ranghi si serrano nuovamente e tornano le solite espressioni formali ma io ormai conosco un segreto importante, privato e divento complice nel custodirlo.

 

La nostra associazione organizza attività dedicate alla famiglia adottiva e a chi intende avvicinarsi al mondo dell'adozione. Organizziamo conferenze e incontri dedicati ai temi a noi cari e molte attività dedicate ai soci.

Se lo desideri puoi diventare socio iscrivendoti presso le nostre sedi territoriali: cerca qui la nostra sede più vicina a te.

Puoi vedere tutti i nostri  eventi in programma (anche eventi online) seguendo questo link.

Data di pubblicazione: 
Mercoledì, Gennaio 13, 2021

Condividi questo articolo