Autore: 
Sara Leo

"Difficile dormire!" è il 14° capitolo del nuovo libro della Collana Genitori si diventa, "Il filo di Arianna" di Sara Leo e Franco Carola. Il volume pubblicato da Edizioni ETS è un dialogo fianco a fianco tra una mamma e uno psicologo, tenendo sempre al centro il bambino e il suo mondo interiore. Parlano di genitorialità e di adozione attraverso un viaggio punteggiato di domande e risposte che "tornano e cambiano", con l'intento di offrire uno dei possibili fili di Arianna a cui un genitore, nell’esercizio della propria funzione educativa, può aggrapparsi per trarre spunto, energia, forza e chiarezza nel proprio intento parentale.

Nel racconto che vi proponiamo Sara domanda perchè a volte suo figlio faccia fatica ad addormentarsi e Franco offre una possibile risposta, aprendo uno spiraglio e fornendo un pratico suggerimento per la rassicurazione del bambino attraverso il gioco.

<<Mamma, rimani qui fino a che non mi addormento?>>

<<Mamma, me ne leggi un’altra?>> ha chiesto mio figlio stasera, dopo avergli letto una delle Favole al telefono1. <<Dai, ancora una - ha incalzato, nascondendosi sotto le coperte e aggiungendo - Vieni a cercarmi!>>. Dopo averlo trovato tra le pieghe del piumone, l’ho invitato ad uscire e a rannicchiarsi accanto a me: <<È ora di dormire, vieni vicino alla mamma>>.

Nel frattempo, mi sono tornate alla mente quelle sere in cui, quando aveva tra i 4 e i 5 anni, non voleva addormentarsi, soprattutto da solo.

<<Mamma, rimani qui fino a che non mi addormento?>> e infilando le sue dita tra i miei capelli, iniziava ad attorcigliare la ciocca con delicatezza, senza mollare la presa, almeno fino a quando non giungeva il sonno con il suo silenzio. Altre sere si raggomitolava, stringendosi stretto a me perché <<Mamma, le ombre mi fanno paura>> e, in caso di rumori improvvisi, sobbalzava nel letto. Così, dopo storie sussurrate, ninne nanne improvvisate e coccole, si addormentava, a volte con mamma, a volte con papà.

Succede ancora che il tempo della sera stimoli domande e pensieri nuovi o cresciuti: a volte su quel prima in cui mamma e papà non erano con lui; a volte per mettere ordine tra i fatti, dando significati, creando connessioni, tentando di rubare sempre qualche attimo di più al sopraggiungere del sonno.

Così, mentre stasera si nascondeva sotto le coperte, mi chiedevo perché ci sono quelle volte in cui basta il bacio della buonanotte e un <<Ci vediamo domani mattina>> e altre in cui addormentarsi, soprattutto da solo, è così faticoso.

Perchè (a volte) per i più piccoli è difficile addormentarsi 

Il sonno è, ancora oggi, oggetto di molti studi: i suoi benefici sono indubbi, ma il perché sia necessario, indispensabile, viene ancora indagato.
Esistono diverse teorie sul sonno e sulla necessità di sognare. Una, tra tante, ci dice che se da una parte, a livello fisico, la stasi nel sonno consente al metabolismo di ritrovare un giusto equilibrio, di ricarburare, di ripulirsi, da un’altra, a livello onirico, il sonno e i sogni paiono essere, fino dalla primissima età, un sistema umano ed animale per prepararsi a gestire al meglio quelle eventuali situazioni stressogene che la veglia potrebbe riservare. I sogni sarebbero quindi un modo innato per prepararci nel migliore dei modi alla veglia. La psicologia del profondo invece ne parla in tutt’altra maniera, analizzando i nostri elaborati onirici e i loro significati attributivi intrinseci.

Quale che siano le funzioni di sonno o sogni, possiamo, credo, tutti concordare che nell’addormentamento e nel riposo vi sia un generale abbassamento del livello di difesa nei confronti dell’ambiente esterno e si divenga tutti più vulnerabili. Tale perdita di controllo si può accompagnare a sensazioni di ansia, di incertezza, di paura o di angoscia. Durante il sonno ci si disconnette dal reale: si lascia alle spalle la giornata trascorsa senza sapere quel che si troverà al proprio risveglio. O, chi si ritroverà! Il sonno può essere vissuto come uno spartiacque tra una realtà familiare e piacevole e un subitaneo cambiamento. Un po’ come accade per i traumi: in un lampo, il mondo intorno a noi si oscura, cambia di forma e a noi è richiesto uno sforzo enorme per adeguarci, adattarci alla nuova situazione.

Il bambino, quando manifesta resistenze ad addormentarsi, il più delle volte sta manifestando questa innata paura ed una necessità di rassicurazione: dichiara il suo volere mantenere un controllo sulla realtà affinché quest’ultima non muti.

Un gioco semplice ed efficace, anche nei casi in cui il bambino abbia difficoltà a dormire in stanza da solo, è legare un filo di lana al suo letto che si srotoli fino al talamo dei genitori o comunque sia in contatto diretto con loro. Spiegando al proprio figlio che quel sistema gli consentirà un legame diretto in ogni istante, gli offriamo un simbolico cordone ombelicale al quale aggrapparsi quando la notte viene avvertita come troppo lunga.
Proposto il suddetto filo al bambino e tornando a lui, gli si può dire: <<La mamma ora va a nanna. Tu tieni l’orecchio sul filo di lana. Lo tirerò un pochino quando anche io sarò sdraiata a letto e comincerò a raccontare al filo una storia. Dovrai prestare parecchia attenzione perché io la sussurrerò e il filo è lungo. Domattina mi dirai se l’hai sentita, magari me la racconterai e mi dirai se ti è piaciuta>>.

1G.Rodari, Favole al telefono, Einaudi Ragazzi, 2013

Scopri di più sul gomitolo da srotolare, su "Il filo di Arianna ( Collana Genitori si diventa - Edizioni ETS) cliccando qui!

 


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Data di pubblicazione: 
Venerdì, Novembre 5, 2021

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