Autore: 
Anna Guerrieri

Intervistaa EJ Graff, Associate Director e Senior Researcher presso lo SchusterInstititute for investigative journalism, Direttore del Gender & JusticeProject, Resident Scholar presso il Women's studies and research Centre dellaBrandeis University, autrice di "The lie we love", "The baby business","Anatomy of an adoption crisis".

 

Il contatto con EJ ènato nel 2008, quando dall'Etiopia iniziavano ad arrivare testimonianze difamiglie che mettevano in luce vari punti critici del sistema adottivo in quelpaese. E' dopo la crisi delle adozioni in Etiopia e in Vietnam, le azioniintraprese dall'USCIS[1](l'ufficio statunitense responsabile per le immigrazioni dei minori) neiconfronti dei propri cittadini in relazione al caso delle adozioni vietnamite ela lettura dell'articolo "Anatomy of an adoption crisis" dedicato al Vietnamche ho deciso di intervistare, per Adozionee dintorni, EJ. Abbiamo proceduto tramite email e skype. L'obiettivo diquesta intervista non è solo quello di descrivere un problema ma, soprattutto,quello di avviare una riflessione su possibili azioni positive.

 

Chi volesse leggeredirettamente in Inglese i suoi articoli può farlo al sito: http://www.brandeis.edu/investigate/gender/index.html

 

 

EJ, che cos'è lo Schuster Institute for investigativejournalism?

 

Si tratta di uno deinuovi centri per il giornalismo "non profit", il primo su base universitaria(Brandeis University, ndr.). Il suo staff di giornalisti esperti lavora escrive in modo indipendente su argomenti di giustizia sociale che rischiano diessere poco analizzati dalla stampa corrente, a meno che noi non solleviamo ilproblema. Riceviamo fondi da donatori. Il mio lavoro consiste nel dirigere il"Gender & Justice Project" e nell'investigare e portare all'attenzione delpubblico argomenti poco considerati, o non considerati del tutto, riguardanti idiritti delle donne e dei bambini.

 

Il vostro lavoro appare su varie riviste e quotidiani...

 

Certamente. Noi mettiamo i nostri lavori su una varietà di mass-media, diagenzie di stampa, di portali di news, quali Foreign Policy Magazine, The Washington Post,NYTimes.com, The Boston Globe, Slate.com e molti altri. Abbiamo anchecollaborato con networks di informazione.

 

Collaborate con delle Ong o con Associazioni per i dirittiumani?

 

Siamo giornalisti.Non collaboriamo con le nostre fonti. Intervistiamo persone che rivestono variruoli. Si tratta di persone che lavorano per delle Ong, gruppi che si occupanodi diritti umani, funzionari governativi, ricercatori universitari, e (peresempio) genitori adottivi, agenzie che fanno adozioni, adolescenti che hannosubito molestie sessuali, agenti della polizia, avvocati, legali... e personecome te.

 

EJ, quando hai iniziato ainvestigare sulle dinamiche dell'adozione internazionale e perché?

 

Nel 2001, qualcuno della mia famiglia era in attesa diadottare in Cambogia quando gli USA fermarono le adozioni in quel paese. Avevainiziato le pratiche attraverso un'agenzia che aveva la reputazione di essereestremamente etica. Alla fine, però, il procuratore dell'agenzia finì peressere indiziato come complice quando gli Stati Uniti perseguirono LaurynGalindo[2] conaccuse collegate alla compravendita di bambini, a raggirare e forzare le lorofamiglie, al rapimento di bambini da famiglie che non avevano intenzione alcunadi lasciarli in adozione. La mia parente rimase sconvolta al pensiero di avere,senza intenzione, quasi pagato qualcuno per "rubarle" un bambino.

Rimasi commossa e toccata dal suo dolore e divennicuriosa di capire quanto vasti e diffusi fossero questi problemi. Iniziai afare domande ai pochi che, all'epoca, si stavano occupando di problemi eticinell'adozione internazionale. Quelle persone iniziarono a mandarmi frammenti diinformazioni e storie di situazioni simili in giro per il mondo: Isole Samoa,Isole Marshall, Nepal, Guatemala, Vietnam. Mi ci volle molto tempo perconvincere un editore a coprire questa storia non come un problema specifico diun preciso paese ma come un problema sistemico. Sono stata molto contentaquando i miei editori a Foreign Policy capirono per davvero che si trattava diuna questione strutturale - una questione che aveva a che fare con una regolamentazionenon adeguata in un nuovo globalizzato tipo di interscambio - e che le grandiquantità di soldi occidentali coinvolti stavano, talvolta senza volerlo,inducendo faccendieri senza scrupoli a fornire bambini con ogni mezzonecessario.

 

Cosa pensavi dell'adozione internazionale prima di iniziareil lavoro? E cosa ne pensi ora?

 

Pensavo, e penso, chel'adozione internazionale possa essere meravigliosa quando fatta nel modogiusto. Ma, ovviamente, nessuno vuole pagare qualcuno perché gli "rubi" unbambino.

 

Che reazionihai ricevuto al tuo articolo "The lie we love"?

 

Ci sono stati tanti tipi di reazioni, dalla lode allarabbia. Sono rimasta sorpresa dalla rabbia cieca di alcune email - come se iostessi accusando tutti i genitori adottivi occidentali. Sono rimasta anchesorpresa dal fatto che alcuni credessero che io stessi parlando di tutte leadozioni internazionali, incluse le adozioni, per dire, russe che non hannocertamente la reputazione di portare via bambini a famiglie di origine nonconsenzienti all'adozione. Negli articoli successivi ho fatto un grande sforzoper chiarire i contesti e per spiegare quanto complessa fosse la situazione. Maalcune persone non vogliono sentire parlare di alcun problema. Alcuni voglionocredere di stare salvando dei bambini, anche se la realtà è più complicata dicosì. Forse, dopo il primo articolo, sono riuscita a spiegare meglio che nonsono contraria all'adozione internazionale, ma sono preoccupata per la mancanzadi un adeguato controllo e regolamentazione.

 

Su quali situazioni iniziasti a lavorare, per prima cosa?

 

Ero interessataall'intero sistema: cosa era che rendeva possibile la scoperta di queste frodi,di questa corruzione in un paese dopo l'altro? A quel tempo le mie fonti midicevano che Guatemala, Vietnam ed Etiopia erano le situazioni maggiormenteproblematiche. Sul Guatemala c'era tanta documentazione e stavano per venirechiuse le adozioni con gli USA. Il Vietnam stava per chiudere le adozioni agliamericani mentre iniziavo a scrivere il mio articolo.

 

Hai fatto lavoro "sul campo" neivari paesi?

 

Ho parlato con rappresentanti dell'Aja che operavano nei vari paesi (peresempio in Cambogia), con funzionari di Ong che erano o erano stati inGuatemala, Romania, Etiopia e Nepal ed anche con osservatori indipendenti cheerano in Etiopia, Nepal, Romania, Colombia, Guatemala e Vietnam. Ho parlato confunzionari del MOWA in Etiopia, con membri dello staff dell'Ambasciataamericana in Vietnam, ma non ho parlato con funzionari vietnamiti. Credo che ingran parte, il contributo che io posso dare, sia quello di mettere assiemeinformazioni raccolte da molte organizzazioni, di analizzarle, sintetizzarle edi portare alla luce i problemi che si "ripetono" in vari paesi. Era questo"ripetersi" che trovavo importante.

 

Parlaci di questi problemi.

 

Ce ne sono una varietà. I problemi che emergono in paesi come il Vietnam,la Cambogia e l'Etiopia sono differenti da quelli che riguardano Russia eUcraina.

 

Parliamo dei problemi in Vietnam eCambogia.

 

La mia impressione - basata non su conferme dirette, ma sulle conclusionidi altri che le hanno - è che in Vietnam e in Cambogia il problema sia statoche funzionari governativi, agenti di polizia, medici, funzionari di istitutitraessero profitto sottraendo alle famiglie di origine bambini in modofraudolento con una svariati metodi, per esempio creando documenti falsi chespogliavano i bambini delle loro reali identità. Accettavano inoltre cifre didenaro (grandi per gli standard di quei paesi) dagli occidentali per metterequei bambini in adozione attraverso quei documenti falsi.

 

Come venivano corrisposte questecifre?

 

I soldi venivano trasferiti in vario modo. I casi sono tanti e differentitra loro. Comunque sembra che in Vietnam le donazioni umanitarie fossero ungrande incentivo a trovare bambini. E' troppo facile scrivere contratti di"aiuti umanitari" in cui le agenzie per le adozioni si aspettano poi che uncerto numero di bambini sani venga "trovato" per mandarli in adozione in cambiodi quegli aiuti. E' troppo facile per i funzionari locali creare documentifalsi. Il Vietnam è un paese povero se lo confrontiamo all'occidente, per cuianche una somma di 1000 dollari per ogni dossier di bambino è un incentivoterribile. E' un buon segno che il Vietnam abbia ratificato la Convenzionedell'Aja. Spero che il paese accetti assistenza tecnica nell'implementare laConvenzione in modo che le agenzie per le adozioni non abbiano più contattidiretti con gli istituti e che il Vietnam inizi a provvedere affinché gliistituti stessi inizino a mettere al primo posto il benessere dei bambini edelle famiglie.

 

I genitori adottivi sapevano tutto questo?

 

Ho l'impressione che per la maggior parte i genitori adottivi non capisseroil sistema.

 

Le agenzie per le adozioni eranoinformate?

 

Non posso nuovamente dare conferme dirette, ma la mia impressione è chealcune agenzie sapessero cosa stava accadendo, ma abbiano creduto che, difatto, alla fin fine fosse comunque meglio per i bambini. Altre agenzie sonostate ingenue e semplicemente non hanno controllato con cura da dovearrivassero i bambini. La situazione è problematica.

 

In che maniera può uno stato esterooperare un serio controllo?

 

Non è un caso che la Convenzione dell'Aja richieda la presenza diun'Autorità Centrale che si renda responsabile per il benessere dei bambini eper la salvaguardia delle famiglie, che possa determinare quando realmente everamente un bambino non possa stare nella propria famiglia e, solo allora,proceda ad un abbinamento con una famiglia straniera. Quando le agenzie e gliistituti possono mettersi d'accordo in modo diretto ci sono semplicementetroppe opportunità per frode e corruzione. In Vietnam, sembra che funzionarilocali abbiano tratto profitto portando via i bambini dalle loro famiglie,creando documenti falsi e "vendendoli" all'estero.

 

Dunque una cosa da evitare sarebberole donazioni dirette agli istituti?

 

Assolutamente si. Mi è stato detto che le donazioni dirette sono la realecausa di problemi. Gliesperti con cui ho parlato mi hanno detto che sarebbe molto meglio donare alsistema di welfare dedicato ai bambini ed evitare ogni transazione che possaapparire come un passaggio di denaro in cambio di bambini.

 

Ci puoi spiegare cosa è successo traUSA e Vietnam nel 2007-2008? In particolare, ci spieghi come si è arrivati abloccare le adozioni?

 

Ho affrontato questo tema nel mio articolo apparso su Foreign Policy, dal titolo "Anatomy ofan Adoption Crisis", e nel mio articolo apparso su Democracy Journal, dal titolo "The Baby Business".  Sostanzialmente il governo americano non hagli strumenti necessari a prevenire frodi e corruzione quando funzionari eautorità di altri paesi "trovano" bambini da mettere in adozione. Il governoamericano aveva evidenze bastevoli di malversazioni, così tanto che i suoifunzionari non si sentivano più a proprio agio nell'approvare visti chepotevano anche essere concessi per adozioni effettuate senza che le famiglie diorigine ne fossero a conoscenza o avessero dato il consenso. Poiché nonpotevano prevenire il problema, il governo americano lasciò decadere l'accordoche permetteva ai cittadini americani di adottare in Vietnam.

Ritieni che all'epoca siano stateintraprese misure adeguate?

 

Oggi le famiglie americane non possono adottare inVietnam. Probabilmente questa è ora la cosa più giusta per ora. Mi è statodetto che a causa dei miei articoli un ufficio del Parlamento americano stavergando una legge che chiuderà alcune delle contraddizioni nella politicaamericana in materia.

Come consideri le reazioni di Francia,Spagna e Italia rispetto alle adozioni in Vietnam, Etiopia e Cambogia?

 

Mi spiace ma non sono esperta di questi temi. Mi èstato riferito che alcuni operatori del settore siano sorpresi che Italia eFrancia continuino a permettere le adozioni in Cambogia e Vietnam, nonostantela documentazione ormai ben presente di malversazioni. Non posso però esserepiù precisa.

 
Quanto è cruciale il fattore economicoin queste crisi che si ripetono anno dopo anno?

 

L'opinione che mi sono fatta è che proprio la disponibilitàdi ingenti somme di denaro occidentale (ingenti per gli standard dei paesi) perl'adozione di ogni singolo bambino è ciò che induce intermediari senza scrupolia rintracciare bambini con ogni mezzo, legittimo o fraudolento, per trarreprofitto dal sistema. Alcuni sono pronti ad auto-assolvere il propriocomportamento immorale dicendo che quei bambini vanno comunque a star meglio inoccidente. Ma cosa possiamo dire delle famiglie di origine di quei bambini? Sitratta di persone in carne ed ossa che perdono i propri figli per sempre,contro al proprio volere. L'UNICEF e l'ambasciata americana di Hanoisuggeriscono che quando le agenzie per le adozioni fanno donazioni agliistituti dove adottano i bambini, di fatto aumentano le possibilità di "traffico".Infatti, affermano che queste donazioni vengono fatte con l'intento di"prenotare" dei bambini.

Qualepotrebbe essere, allora, la maniera migliore per supportare questi istituti,questi centri che si occupano dei bambini in stato di abbandono, senza peraltro fornire "fondi" ad un sistema corrotto e di "traffico"?

 

Ci sono varie possibilità. Mi è stato detto che la Thailandia,la Colombia e le Filippine hanno degli ottimi modelli, in cui le donazioni sonoraccolte in un fondo unico e centralizzato e distribuite a pioggia a tutti iservizi che si occupano del welfare per l'infanzia nel paese, senza daremaggiore enfasi a quei servizi che si occupano dell'adozione internazionale deibambini. Essendo indipendente da queste donazioni il sistema di welfare nazionalesi attiva quando la famiglia di un bambino è in difficoltà: stabilisce se lafamiglia ha la possibilità di essere tenuta assieme e quando non è possibile,stabilisce se per quel bambino si può trovare una famiglia nel paese. A quelpunto, se l'opzione migliore per quel bambino è davvero l'adozioneinternazionale, quello stesso sistema nazionale mette il bambino in adozioneinternazionale attraverso un numero ridotto di agenzie approvate e accreditate.

Se si vogliono fare donazioni verso paesi che nonhanno un sistema così collaudato, allora le famiglie possono fare donazioniall'UNICEF, a Save the children, Heifer International e altre organizzazioniche forniscono servizi per aiutare le famiglie a stare assieme. L'idea è quelladi fare in modo che un bambino non arrivi mai in un istituto. Nessuno dovrebbetrovarsi costretto a mandar via il proprio figlio per povertà o per non avere imezzi per permettersi un'assicurazione sulla salute, un sistema scolastico oaltri servizi sociali.

 

Ci puoi dire qualcosa della situazione in Etiopia?

 

Non conoscoabbastanza approfonditamente la situazione in Etiopia per poter offrire unavisione chiara e generale di ciò che vi accadeva. La mia impressione è che lìlavorasse un sistema di welfare e delle agenzie piuttosto attente e accurate.Tuttavia, quando l'Etiopia divenne una direzione adottiva popolare, alcunioperatori senza scrupoli iniziarono a lavorare nel paese in maniera"indipendente", andando nelle zone rurali a cercare bambini da mettere inadozione senza informare completamente le famiglie di origine di ciò chesarebbe successo. Ho sentito di alcuni agenti che hanno operato davvero male,però sto ricevendo notizia che attualmente c'è uno sforzo genuino all'internodel paese (in collaborazione con Ong internazionali) per migliorare il sistema.Non ho dati sufficienti per giudicare, ma ricevo notizie da più fonti in talsenso.

Non potendo dire nulla di definitivo posso solo direche ci sono segnali molto positivi e so che ci sono persone che stannolavorando duro per migliorare le cose, tuttavia non tutto quel che emerge è semprepositivo per cui mi mantengo ancora cauta sulla situazione.

 

E in Ucraina ed in Russia?

 

Non ho analizzato la situazione in Ucraina ed in Russia in profondità. Lamia sensazione è che quei bambini, per la maggior parte, abbiano davverobisogno di una casa, ma che le autorità possano ancora mentire sui dati medici,nascondendo situazioni serie per quel che riguarda l'esposizione prenataleall'alcol, disturbi di attaccamento, traumi infantili e così via.

Temo anche che i soldi finiscano troppo spesso in tasche private e non nelmigliorare il sistema di welfare.

 

Quali sistemi di controllo staimplementando il governo americano in Etiopia e Cambogia?

 

Con le leggi correnti il governo americano può fare ben poco. Da quel checomprendo le ambasciate stanno lavorando dietro le quinte per offrireassistenza al fine di migliorare i sistemi di welfare dei vari paesi e iprogrammi di adozione. Non posso confermare ciò che sto per dire, ma scommettereiche se gli Stati Uniti non vedranno miglioramenti veri nelle adozioni inEtiopia potrebbero chiudere anche quella direzione. Non ho per altro ricevutoinformazioni riguardo a progetti di riaprire le adozioni tra Stati Uniti eVietnam nell'immediato.

 

Torniamo apossibili azioni positive. Ne vedi di possibili ed attuabili per rendere piùetico il sistema delle adozioni internazionali? Soprattutto in paesi che nonhanno apparati governativi forti?

 

Temo mi sia difficile risponderti. Non è la mia areadi specialità. Tuttavia, i governi occidentali hanno grandi responsabilità nelmonitorare la situazione. Non possono pensare di concedere visti solo perché iloro cittadini desiderano dei figli. I paesi occidentali non dovrebberopermettere ai loro cittadini di adottare in paesi che non riescono a garantire ea proteggere adeguatamente la propria infanzia e le proprie famiglie. Cidebbono essere maniere migliori di offrire aiuto internazionale per migliorareil welfare di un paese, o anche aiutare i bambini di un paese e non solo queipochissimi bambini che vengono adottati internazionalmente.

E le reti di famiglie adottive, leassociazioni di famiglie adottive, possono fare qualcosa?

Ogni individuo ed ogni gruppo debbono trovare la propria strada per rendereil mondo un luogo migliore per i bambini. Sarebbe bello però se i governisentissero le voci dei propri cittadini che dicono "Non vogliamo un bambino a tuttii costi". I Governi dovrebbero ascoltare cittadini che chiedono un sistemaadottivo adeguatamente regolamentato, supervisionato e controllato. Inoltre icittadini dovrebbero esigere che i propri governi offrissero aiuto ai paesi piùpoveri per costruire sistemi che proteggano i bambini: non sono dalle adozionisbagliate, ma dalle malattie, dalla malnutrizione, dalla schiavitù, dallaviolenza sessuale, dalla mancanza di educazione e così via.

Se non si riesce a portare avanti questo tipo divisione individualmente, allora bisognerebbe supportare organizzazioniinternazionali che siano dedicate ad aiutare i bambini più poveri aiutando leloro famiglie a tenerseli a casa, con sé.

 

 

 

 

 


 

[1] http://www.genitorisidiventa.org/visualizza.php?type=contributo&id=55

 

[2] La storia del processo e dellecondanne con tutte le fonti è a disposizione sul sito dello Schuster Institute www.brandeis.edu/investigate/gender/adoption/CambodiaNews.html

Data di pubblicazione: 
Mercoledì, Aprile 20, 2011

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