Autore: 
Sara Leo

In queste settimane si è discusso molto di tutela della privacy e delle storie dei neonati lasciati alla nascita. Si è parlato del fondamentale diritto alla riservatezza e di quanto sia stato violato nei recenti fatti di cronaca che mi hanno lasciato grande amarezza.

Mi sono presa del tempo per riordinare i pensieri e condividere oggi alcune riflessioni. Ho deciso di riavvolgere il nastro ripartendo dalla mia maternità.

In questi giorni ho pensato a quando sono diventata mamma con l’adozione e a come sono cambiati, nel tempo, anzi trasformati, i pensieri sui genitori di nascita di mio figlio. Da quando camminando per la strada, a volte senza accorgermene, cercavo nei volti adulti che incrociavo lo stesso sguardo del bambino che stringevo in braccio. Li cercavo con quel misto di curiosità e timore ed era faticoso.

Ho ripensato a quel tempo in cui mi risuonava dentro la parola strappo, sentendo come fossi colei che aveva sostituito la donna che lo aveva fatto nascere. Non pensavo a lei né in bene, né in male.

Era quel tempo in cui pur sapendo di essere madre, non mi legittimavo appieno come tale. Lo stavo diventando. Nel frattempo, pensando alla mia famiglia come ad un cerchio, al suo interno, i genitori di nascita non c’erano. Li “sentivo” fuori; erano una presenza a volte rumorosa, a volte silenziosa, ma esterna.

Ricordo che quando mio figlio all’inizio mi chiedeva se era nato dalla mia pancia, sentivo la necessità di dovere essere chiara e trasparente. Rispondevo di no e nel mentre aggiungevo pezzetti alla narrazione. Soltanto strada facendo, nascendo come madre, ho capito che dirgli che anche io avrei voluto tenerlo nella mia pancia andava bene. Invitarlo a “chiudersi come una conchiglia” mettendosi vicino a me, “per stare come i bambini nella pancia della mamma”, è stato emozionante.

Venne poi il tempo in cui mi resi conto che nel cerchio c’erano anche loro, la madre e il padre che lo avevano concepito e messo al mondo. Non avevano né un posto di rilievo, né li avevo relegati in zone d’ombra. Semplicemente c’erano. Allo stesso modo hanno trovato spazio i tanti non lo so dentro ai quali mio marito ed io abbiamo imparato a stare. Abbiamo capito che se sapremo starci dentro noi, in quei vuoti, lasceremo a nostro figlio la libertà di dar loro il significato che vorrà.

Ho voluto descrivere il mio modo di nascere come madre attraverso l’adozione, scoprendo negli anni la genitorialità come viaggio di trasformazione che, a volte, ci riconnette a momenti della vita che mai avremmo rimesso in discussione, anche a quelle emozioni che abbiamo provato e che sentivamo come “morte e sepolte”. Diventare madre con l’adozione mi ha insegnato cosa vuol dire per davvero sospendere il giudizio, perché la molteplicità di storie e di incontri porta a comprendere che le situazioni sono tante e che anche l’abbandono – pensando ad un termine su cui si è molto dibattuto in questi giorni – ha tante sfumature, ma pur sempre abbandono è.

La scelta delle parole è importante, anche quella che facciamo nel narrare ai nostri figli le nostre storie. Nel tempo mi sono interrogata molto e ho capito che non ci sono ricette. Penso, per esempio, a quando si racconta ai bambini che i loro genitori di nascita non potevano occuparsi di loro, lasciando intendere che si sia trattato di una questione di soldi, riconducendo il tutto alla povertà. Oppure quando si dice "sei stato affidato ai medici" senza però sapere nulla di quelle che sono le motivazioni e le scelte della madre che lo ha lasciato in ospedale. Mi chiedo, queste narrazioni quali pensieri possano far nascere in un bambino durante la sua crescita e che conseguenze avranno su di lui nell’interpretazione della realtà e nel fare i conti con quei non lo so di cui scrivevo prima.

Forse è proprio nella fatica di considerare che possono esserci anche genitori i cui gesti non riusciamo a capire, che ci rifiutiamo di pensare come possibili, che si possono trovare le risorse per accogliere senza giudicare e portare dentro al cerchio della propria famiglia anche la madre e il padre di nascita di nostro figlio.

Data di pubblicazione: 
Giovedì, Aprile 27, 2023

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