Autore: 
Marina Di Pasquale - Psicologa Forense, psicoterapeuta

Durante il percorso adottivo può succedere che la coppia genitoriale si scontri improvvisamente con dei particolari atteggiamenti di natura difensiva da parte dei bambini che hanno come causa originaria un vissuto di passività ed impotenza, entrato precocemente nella loro vita e che li ha costretti ad inventarsi delle strategie di diversa tipologia e modalità, funzionali ad arginare le frustrazioni e mantenere una rappresentazione di sé positiva.

Vedersi fragili, impotenti, sentirsi indifesi davanti a delle circostanze intense ed impegnative (abbandono precoce, abuso, lutto etc…) sono vissuti impossibili da comprendere e significare quando non è ancora presente un pensiero evoluto in grado di funzionare su diversi livelli di complessità.

In questi casi può succedere che l’energia psichica ed emotiva in eccesso, sorta in seguito alle esperienze frustranti, trovi la sua espressione e scarica attraverso agiti di vario tipo (es. rituali di contenimento dell’ansia, sessualizzazione della frustrazione etc…) ma che, successivamente, questa stessa modalità difensiva, grazie ad una relazione affettiva calda e ricca di senso tra il bambino e i suoi genitori adottivi, possa cedere il posto ad un nuovo modo di intervenire nei confronti delle frustrazioni, molto più innovativo, creativo e soprattutto vitale.

La pulsione sessuale nei bambini con vissuti traumatici

Sappiamo che la pulsione sessuale è presente in tutti già all’inizio della vita e che si configura come una spinta potente che cerca i nostri oggetti d’amore e di accudimento primari.

Nei bambini, che hanno subito delle deprivazioni emotive, può succedere che questa spinta psicobiologica, che per sua natura cerca la sua espressione gratificante, possa avere come oggetto prevalente il proprio corpo e diventare un sistema solipsistico di autoregolazione emotiva nel momento in cui il bambino vive degli stati spiacevoli e percepisce di poter contare solo su se stesso perché l’altro non c’è.

Il corpo

La trasformazione del dolore, della tristezza o della solitudine in uno stato sensoriale corporeo di eccitazione attraverso la stimolazione dei propri genitali è, ad esempio, una delle possibili strategie e dei vari comportamenti che un minore abbandonato può mettere in atto con lo scopo di fronteggiare le sue sensazioni spiacevoli. Il corpo, soprattutto nei bambini, ha una sua importante centralità, l’esperienza nei minori è vissuta prevalentemente a livello corporeo e, in certi casi di perdita precoce e solitudine, può avere una rilevanza maggiore perché l’unico punto di appoggio che il bambino sente è il proprio sé. In questi casi il corpo può essere trattato come un “oggetto altro” di soddisfacimento perché manca un caregiver importante.

E’ importante, quindi, evidenziare che alcuni comportamenti detti “sessualizzati”, presenti in certi bambini che hanno alle spalle delle storie complicate, non vengano ricondotti esclusivamente ad una possibile riattualizzazione di un trauma di tipo sessuale perché potrebbero far parte di un sistema difensivo che il bambino ha messo in atto per “arrangiarsi alla meno peggio”, ovvero trasformare il dispiacere (solitudine, depressione) in piacere (eccitazione).

Queste modalità sono le sole e, alle volte, le più apparentemente rassicuranti che il bambino è riuscito a sperimentare ma che, nel tempo, possono trasformarsi in qualcosa di nuovo e realmente risolutivo.

Quando il bambino sperimenta una relazione autentica con i genitori adottivi   

La possibilità di conquistare una certa attività nei confronti degli eventi della vita, creare nuove piattaforme di slancio nei confronti delle cose e delle nuove esperienze è una delle sfide importanti della genitorialità adottiva che coinvolge entrambi i componenti della coppia in un lavoro delicato di tessitura di una nuova relazione che, alle volte, si configura come un percorso di “messa alla prova” del loro amore da parte del bambino.

Presentare al bambino nuovi modelli per affrontare le difficoltà, aiutarlo ad avere fiducia nei confronti dell’altro e fargli sentire che si può abbandonare tra le braccia dei suoi nuovi genitori, senza avere paura di essere nuovamente abbandonato, è un percorso possibile che si può costruire nel tempo attraverso una relazione d’amore autentica che permette di realizzare un nuovo sguardo e un nuovo modo di sentire.

                                                                                                                                                                       

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Data di pubblicazione: 
Giovedì, Novembre 5, 2020

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