Home | Chi siamo | Dove siamo | Sportelli | Iniziative ed eventi | Percorsi di preparazione | Se ne parla in GSD |
Argomenti | Documenti | Contributi |
Links | Recensioni | Notiziario mensile | A domanda risposta | Ufficio stampa | Audio e video | Contatti |

Contributi

Rapiti o salvati? Come si sentono veramente alcuni bambini quando vengono adottati

A cura di: Tradotto da Elvira Ricioppo Anna Guerrieri
Data: 19-06-2014
Argomento: Parlare di adozione

Quando una mamma Americana rimandò in Russia il figlio di 7 anni che aveva adottato, affermando che era psicologicamente instabile, la stampa si scatenò con la pubblicazione di storie circa “il buono, il brutto e il cattivo” riguardo l’adozione di bambini, specialmente quelli più grandi, dagli istituti dell’ex Unione Sovietica. La storia è stata trattata ampiamente dalla stampa, con il parere di psicologi e di genitori adottivi, ma pochi giornalisti sembravano dar voce ai bambini; quindi ho deciso di farlo io. Non è stato difficile, mi è bastato salire al piano superiore e parlare con mia figlia Maria (nome inventato) di 12 anni; mio marito ed io l’abbiamo adottata quattro anni fa da un istituto in Ucraina.

L’istituto era un luogo “Dickensoniano” che si trovava vicino al confine Russo pieno di bambini tra i 7 ed i 17 anni di età, il cui futuro era tetro tanto quanto il loro passato. La maggior parte dei bambini erano stati allontanati dalle famiglie di origine per negligenza e/o abusi. Le storie che raccontano fanno rabbrividire. C’è un motivo se dopo l’adozione hanno ancora paura di dormire da soli, qualsiasi sia la loro età.
Nostra figlia dormiva nel letto con la trapunta blue e bianca che si vede in primopiano nella foto (v. articolo originale al link sopra). L’unica cosa che possedeva era la scheggia di sapone sul comodino; per il resto, nulla. Aveva 8 anni ma era denutrita a tal punto che sembrava averne 6, con i capelli tagliati corti, stile maschietto, per scoraggiare i pidocchi. Sembrava felice di essere adottata e poter lasciare l’istituto .... fintanto che non è successo veramente.
Durante la nostra prima notte in un albergo in Ucraina, dopo essere diventata ufficialmente “nostra”, non riusciva o non voleva smettere di urlare. L’unico momento in cui si è calmata è stato quando è riuscita a sgattaiolare fuori in corridoio perché voleva scappare.“Avevo tanta paura”, racconta ora. “Non sapevo cosa fosse l’adozione. Pensavo che stavo per essere rapita.”
Le cose non migliorarono immediatamente al rientro in America. Per mesi, dopo il suo arrivo a casa, spesso mi tirava calci e mi sputava addosso se cercavo di avvicinarmi a lei fisicamente. Una volta prese un coltello da cucina e lo avvicinò al collo, per indicare che si sarebbe tagliata la gola avessi osato avvicinarmi oltre. “In quel momento volevo morire,” racconta. “Ero arrabbiata con tutti, con voi, con i miei primi genitori, con il mondo. Non sapevo se sarei riuscita mai a sentirmi meglio.”
Ma iniziò a star meglio; amava il nostro cane e gli piaceva giocare con i nuovi giocattoli. Iniziò a comportarsi con modi più civili anche nei confronti miei e di mio marito, e pensavamo fossimo usciti dal buio, ma eravamo ancora lontani. Dopo sei mesi circa, iniziò ad avere episodi di rabbia e capricci.
Ora comprendo il motivo: stava perdendo la sua capacità di parlare il Russo, che è normale per i bambini adottati da una famiglia i cui membri parlano una lingua diversa. L’Inglese stava “sostituendosi” al Russo "spingendolo fuori", ma ancora non aveva acquisito molto l'Inglese. “Non avevo una lingua in cui pensare” mi ha detto.“Pensavo di diventare pazza. Stavo uscendo fuori di testa.”
La parte più difficile per la famiglia, incluso i miei due figli biologici, era che Maria non si era attaccata a noi e sembrava che non le piacessimo neppure. Il sogno di una dolce bimba da accogliere in seno alla nostra famiglia sembrava svanire.
Dato che i suoi genitori di origine avevano spezzato il suo cuore, pensava che noi avremmo fatto lo stesso, quindi si preparò ad evitarlo. Come ci spiegò tempo dopo “Ho eretto dei muri intorno al mio cuore così non poteva essere spezzato mai più.”
Fuori di casa, si comportava bene, incantava quasi tutti, eccetto quando la gente le diceva che era “fortunata”. Nel suo miglior Inglese “in boccio” rispondeva “Tu hai perso i tuoi fratelli di origine? Sei cresciuto al freddo ed affammato? Hai vissuto due vite, in due paesi diversi? No? Allora sei tu la persona fortunata!” Devo ancora incontrare chi afferma di essere in disaccordo!
Ci sono decine di migliaia di bambini adottati dall’estero che oggi vivono negli StatI Uniti. Alcuni hanno avuto storie più facili. Per molti, come Maria, non è stato così. Fa inorridire sapere che ad alcuni bambini in istituto è stato detto che sarebbero stati adottati per essere uccisi per il prelievo dei loro organi; è la versione dell’istituto di una leggenda metropolitana. Questi bambini e ragazzi rimangono iper-vigili, non abbassano mai la guardia, si chiedono se questo è il modo in cui moriranno. Nostra figlia era iper-vigile semplicemente perché è cresciuta dove le cose brutte accadevano regolarmente e l’unica persona su cui poteva contare era sé stessa.
Un’altra famiglia, vicina di casa, ha adottato una bambina, Anna (nome inventato), di 10 anni, da un istituto dell’Est Europa. Anna ora ha 17 anni, è una giovane donna calma e fiduciosa, studia intensamente per andare al college. Mi disse che all’inizio provocava liti con i genitori in continuazione. “Dovevo testarli per vedere se erano abbastanza forti per gestirmi e per verificare se mi avrebbero mollata.” Non riusciva a dimenticare quello che il personale dell’istituto diceva ai bambini: “Non meriti amore” gli dicevano “Non meriti nulla e per questo che non hai niente. Tutti i bambini credevano a quello che gli veniva detto da queste persone. Io pure credevo a loro.”
Quando Anna si arrabbiava distruggeva i regali ricevuti dai genitori adottivi. “Era un modo per dimostrare a me stessa che non avevo bisogno di quei regali, che non avevo bisogno di nessuno”, Anna mi disse. “Qualsiasi cosa che i miei genitori adottivi mi davano non mi sembrava mai veramente mio. Non avevo posseduto mai nulla di mio.”Anna racconta che sono serviti 5 anni di terapia prima di potersi permettere di amare veramente la sua famiglia Americana. Ha dovuto lasciare andare la rabbia che sentiva dentro e con aiuto è riuscita a farcela. Infatti, è una teenager meravigliosa e perspicace che ha in programma di diventare lei stessa terapeuta. “Voglio lavorare con altri bambini che sono stati adottati”, dice. “So come si sentono.”
Invece, mia figlia vuole fare il veterinario, grazie al nostro cane. E’ stata in terapia per circa due anni per cercare di far guarire ciò che lei chiama “il buco nel mio cuore”. E’ uscita dalla terapia, ma ha ancora momenti in cui dice di sentirsi una “bambina spazzatura”, termine usato da lei ..... una bambina di così scarso valore tanto scarso che avrebbe dovuto essere laciata nella spazzatura. Fortunatamente questi momenti sono sempre più rari.
Non si riesce a percepire tutto questo vedendola. Sembra fiduciosa, socievole ed ha una personalità accattivante, oltre ad essere bella. La gente ci dice che sarebbero felici di adottare un bambino grandicello “se potessimo avere uno come lei” dicono. Possono farlo se vogliono, gli istituti nell’Est Europa sono pieni. La gente sente sempre le storie brutte e non ho dubbi che ci siano bambini che sono stati talmente compromessi che non riescono più ad amare. Io non ho incontrato quei bambini. Quelli che ho incontrato sono come mia figlia; hanno agiti, migliorano, imparano a sentirsi parte della famiglia. Non fanno del male agli animali e non incendiano la casa.
Ciò non significa che è facile. Per la festa della mamma, Maria ha preparato un biglietto d’auguri, come fà sempre, ma questa volta era speciale. Dentro ha scritto queste parole, “Grazie per aver aperto il mio cuore.” Ora ci dice spesso che ci ama e gli piace essere abbracciata. Però, so che chiuderebbe immediatamente il suo cuore di nuovo se dovessimo tradire la sua fiducia. Carpe diem.

 

 

 

 

http://www.psychologytoday.com/blog/bases-loaded/201007/kidnapped-or-saved-how-some-orphans-really-feel-when-theyre-adopted  

 

 



Mailing list
Iscrivetevi alla sede a voi più vicina. Riceverete anche le notizie nazionali più rilevanti.

email:

sede (opzionale):


Notiziario

Adozione e dintorni
maggio-giugno 2016



Collana GSD
Edizioni ETS


Consulta la collana
Edizioni ETS