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Messuno è perfetto: Rischio, pregiudizio e valutazione delle competenze genitoriali - di Cesarina Colombini

A cura di: Cesarina Colombini 
Data: 06-07-2011
Argomento: Collana GENITORI SI DIVENTA


L'esseregenitore è una crescita costante, che si sviluppa con il contatto quotidiano eche  richiede continuiaggiustamenti. Anche per questo, la genitorialità non è un attributo astratto oposseduto in assoluto, ma è sempre in riferimento ad un bambino concreto,diverso da chiunque altro. Pertanto, la valutazione della positività o dellanegatività della relazione educativa tra un genitore e un figlio, non sieffettua sulla base di criteri astratti e di un modello stereotipato digenitore ottimale, né tanto meno partendo dai bisogni "del" bambino. Il puntodi partenza è  "quel" bambinoreale, in carne ed ossa: è il suo bisogno di sicurezza che può essere appagatoanche da un genitore per tanti versi imperfetto; è il suo bisogno di unparticolare tipo di affettività, è il suo bisogno di sviluppare un certo tipodi autonomia che quella figura genitoriale può dargli più di altre. Intesa insenso ampio, la valutazione delle capacità genitoriali riguarda due versanti-genitori e figli - ed ovviamente la loro relazione La valutazionedell'attitudine ad una funzione educativa deve perciò essere essenzialmentelegata alla capacità, anche relativa, di comprendere i vissuti del bambino.Quando la genitorialità presenta elementi di pregiudizio, è necessariocomprendere con esattezza ed oggettività quali limiti e quali potenzialitàsiano presenti nei genitori, al fine di sviluppare programmi mirati disupporto. E' questa la finalità che muove il Tribunale per i Minorenni arichiede ai servizi specialisti e, sempre più spesso, a professionistispecializzati, attraverso la nomina di CTU (consulentitecnici d'ufficio) di effettuare la cosiddetta "valutazione delle capacitàgenitoriali", una complessa attività di diagnosi, che deve tener conto didiversi parametri e che richiede agli operatori competenze tecniche,pragmatismo, ma anche tanta sensibilità, accortezza e professionalità. Il processo divalutazione delle cure genitoriali è fondamentale per decidere quale interventoattuare, se procedere con un allontanamento temporaneo del  un bambino dalla sua abitazione peraffidarlo ad un'altra famiglia o ad una comunità d'accoglienza o, al contrario,se ritenere la famiglia di origine un ambiente idoneo alla sua crescita, nonostante i rischi presenti.Fondamentale è porsi e porre alcune domande:

-       il genitoreprovvede adeguatamente alle cure fisiche essenziali alla sopravvivenza e albenessere del proprio figlio? Gli fornisce le cure emotive appropriate all'età,in modo da rafforzare la sua autostima e la sua sicurezza nell'esplorazione dinuovi ambienti e condizioni? Favorisce lo sviluppo delle dinamiche di attaccamento?  Accetta le responsabilità del proprioruolo genitoriale o, viceversa, c'è l'aspettativa che siano i figli a doverrispondere in maniera autonoma alla propria protezione?  Sa riconoscere i problemi laddoveinsorgano e trovare risposte appropriate? E' capace di provare empatia per ipropri figli, riesce a mettersi nei loro panni per comprenderne disagi,bisogni, emozioni, richieste di aiuto, di affetto e di protezione?

E ancora....

-       chi è quel bambino agli occhi deigenitori? Che rappresentazione ne hanno? Quali ricordi o immagini evoca e qualisentimenti suscita? 

La comprensione delle risposte a queste domande è laquestione cruciale per una valutazione delle competenze genitoriali e per lapredisposizione di tutti quegli interventi necessari a garantire l'interessedel minore da cui siamo partiti. Soprattutto,l'intervento giudiziario in questo ambito non è radicato sul concetto di"colpa" del genitore, ma esclusivamente sul fatto che, più o menoconsapevolmente, la condotta posta in essere costituisce un pregiudizio per ilsoggetto in età evolutiva, mettendone in grave pericolo o turbandonel'equilibrio e lo sviluppo fisico o psichico. Quello che conta è il danno chepuò  ricevere il bambino, non lavolontarietà degli atti dei genitori; è il suo futuro al centro dellepreoccupazioni, non un comportamento passato dell'adulto che interessasanzionare attraverso una pena. Il giudizio che il TM è chiamato a dare non èun giudizio di valore sulla persona, ma un giudizio prognostico sull'evoluzionedel processo di maturazione del minore, mettendo sul piatto della bilanciaanche la considerazione che i tempi del bambino non sono i tempi dell'adulto.Il tempo che si concede ad un adulto per il suo recupero, può provocare albambino danni irreversibili, per cui l'aspettare spesso si traduce in unacondanna alla distruzione della sua personalità. Per questo non si cerca solola "norma di legge" da applicare, ma un "percorso di sviluppo" che, nelrispetto della legge, si deve determinare e svolgere. Il che non significatrasformare l'organo giudiziario in un servizio sociale, né trasformare ilgiudice in un operatore sociale, anzi è proprio attraverso la specificità diquesto modo di operare nel contesto giuridico e giudiziario che il giudicediventa il catalizzatore e allo stesso tempo il garante di un progettoeducativo  che, a partire dagliaspetti giuridici, tiene conto anche degli aspetti psicologici e pedagogici.



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