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Winx: Il segreto del Regno perduto

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Tipologia: Film
Edito/prodotto da:
Genere:
Argomento: Per bambini

Le sei fate del Winx Club hanno terminato gli studi e possono tornare nei loro regni come “fate guardiane”.
Di loro solo una, Bloom, è costretta a tornare sulla Terra senza potersi fregiare del titolo perché non ha un regno. I suoi genitori, re e regina del regno di Domino, scomparvero poco dopo la sua nascita in uno scontro con le perfide Streghe Antenate e solo lei si salvò, grazie al sacrificio della sorella che la scaraventò sulla Terra dove fu adottata da una coppia senza figli. Ma Bloom, con l’aiuto delle altre Winx e degli Specialisti, decide di andare alla ricerca dei genitori e del regno perduto, sfidando il potere del male.
E’ una storia semplice, un cartone animato realizzato in 3D con dettaglinon eccessivamente curati (alcune scene sembrano decisamente tagliate, il doppiaggio non è sempre ben sincronizzato) anche se ben diverso graficamente da quel che si è abituati a vedere in televisione.
A parte Bloom, che ha in mente il suo progetto, le altre fate sembrano più preoccupate del look che della missione da cui sono investite: tutte magrissime, tutte truccatissime, pettinatissime e con abiti di tendenza.
Decisamente male è trattato il tema dell’adozione. Bloom cerca i “veri” genitori e già nella fase della ricerca comincia a chiamare i genitori adottivi per nome. In questa ricerca ha come obiettivo ritrovarli ed essere finalmente famiglia per sempre (quella adottiva cosa era?).
Quando li trova sente un trasporto ed un affetto immediato anche se era stata separata alla nascita; si riunisce a loro senza alcun dubbio, certa di aver trovato finalmente il proprio posto. Ai genitori adottivi viene riconosciuto di averla amata e cresciuta “come nemmeno noi avremmo saputo fare” - dice il re. Invitati alla festa per la rinascita del Regno di Domino, si capisce che usciranno dalla vita di Bloom, felici che lei abbia trovato quel che cercava.
Una favola con troppi falsi buoni sentimenti: una figlia che si riunisce ai genitori, che non era stata abbandonata ma solo affidata perché si salvasse, genitori naturali che naturalmente sono re e regina, genitori adottivi che si ritirano dalla scena di fronte a cotanto splendore.
Tenuto conto che sarà visto dalla quasi totalità di bambine tra i 5 e i 10 anni e che il regista dice di essersi ispirato alla storia di una compagna di studi, figlia adottiva che desiderava cercare le proprie origini, credo si possa proprio dire che si tratta di un’occasione persa per trattare il tema in maniera corretta.

Recensione a cura di Paola Verzura 
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