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Ufficio stampa

Dicono di noi del 23-03-2016



Titolo: Avere paura del figlio adottato
Fonte: lenuovemamme

di Elisabetta Dal Piaz

Questa mia intenzione di ritornare a parlare di fallimento adottivo nasce dalla lettura di un articolo sull’argomento uscito sulla Stampa qualche giorno fa.

Sebbene le argomentazioni mi trovino d’accordo, il linea di massima, trovo però una frase riportata da Andrea Malaguti non solo di pessimo gusto ma anche decisamente fuorviante.

Viene infatti riportato che un fallimento finirebbe con questa modalità: «È andata male, ci spiace, riprendetelo».

E se nell’articolo si ammette che le famiglie sono in stato di abbandono, non si evidenzia abbastanza il dramma che esiste dietro un fallimento. Perché quelle parole “è andata male, ci dispiace, riprendetevelo” non vengono mai dette nel tono che viene lasciato intendere.
Sembra quasi che i genitori adottivi vadano a prendere i giocattolini al supermercato e che, se il giocattolino non funziona siamo tutti lì pronti a chiedere il rimborso.

Mi fanno infuriare i commenti che i “normali”, si scusate se li definisco così perché così il resto della gente si sente, fanno quando si imbattono in queste affermazioni.
Si indignano e gridano allo scandalo, lanciano accuse su quanto siamo malvagi e mentalmente distorti noi genitori adottivi quando succede, senza, in realtà, sapere cosa veramente ci sia dietro a quella situazione.

Basta, sono veramente stufa di sentir considerare i genitori adottivi in crisi come mostri senza cuore e non per quello che sono: genitori che non trovano vie di uscita a situazioni a dir poco allucinanti.

Gli adolescenti sono tutti antipatici, arroganti e un po’ prepotenti mi direte.
Certo, ma quando quell’adolescente comincia prestissimo, che so 12- 13 anni a prenderti a parolacce ogni volta che provi a chiedergli di rimettere a posto la camera o di fare i compiti, e non dico il generico “non rompere” ma proprio “non mi rompere il c@@@”, e quando provi a fare una richiesta di fare qualcosa ti ritorna un “chi sei tu per dirmi questo, vaffan…” quando prendono la porta e tornano quando voglio, se tornano; quando si arriva a pensare: “Oddio, adesso come glielo dico questo? Oddio adesso come reagirà?” quando si vive nella paura che quel ragazzino, al quale hai voluto con tanta determinazione dare una famiglia, ti riempia di botte, ti prenda per il collo e ti sbatta contro un muro o ti minacci con un coltello solo perché hai osato contrastarlo… bene, gente normale, ditemi un po’, cosa fareste voi?

In molte famiglie tutto è sotto chiave perché altrimenti tutto sparisce, i portafogli sono guardati a vista perché se osi lasciare qualcosa incustodito stai sicuro che non ritroverai nulla.

Eh, immagino, sarete tutti pronti a dire che in ogni caso ci saremmo dovuti far aiutare prima!

Sapete, ho un numero sconsiderato di amici che da anni cerca aiuto a destra e manca, che hanno consultato psicologi a destra e a sinistra, girato l’Italia alla ricerca di qualcuno che li aiuti e come risposta si sono visti appioppare colpe e farmaci come niente fosse, o si sono ritrovati con persone che ci hanno provato e come loro hanno miseramente fallito.

I farmaci. Ammesso che servano a qualcosa, provate a farglieli prendere voi i farmaci a degli adolescenti incazzati con te solo perché esisti, dei farmaci che poi rincoglioniscono e non poco.
Psicoterapia, provate a convincerli voi ad andare a parlare con qualcuno spiegandogli che vogliamo solo aiutarli, il minimo che ti rispondono è che i matti siete voi e che quelli sono solo dei nostri informatori.

E questo dura anni! Anni dove la preoccupazione non è se escono, con chi escono, se studiano o non studiano. Qui la preoccupazione è la loro, e più spesso la nostra incolumità mentale, se non fisica.

Quindi, basta per favore, trattare chi, con devastata lucidità decide che non ha proprio proprio voglia di suicidarsi, come se fosse uno sconsiderato senza cuore che decide di giocare con la vita di un povero bambino.
Purtroppo quel bambino è quel nostro figlio che traduce il suo dolore attraverso una violenza difficile da sopportare per chiunque. Già questo basta a devastarci vita e cervello.

È come avere un figlio tossico in casa e se la famiglia di un tossico decide che il figlio per il suo bene deve andare in comunità a disintossicarsi, loro sono famiglie coraggiose, noi, se decidiamo che l’unica speranza per salvare i nostri figli è allontanarli, siamo delle famiglie di merda perché non siamo capaci a crescere i nostri figli.

Non loro che hanno subito spesso di tutto, non nostra perché abbiamo deciso di adottare, non dei servizi che sono completamente sommersi di casi di ogni genere; di nessuno insomma e di tutti.
Fatto sta che il tutto ricade sulle famiglie e quando le famiglie scoppiano vengono trasformate in mostri senza cuore, egoisti superficiali.

Basta! Parlate solo quando conoscerete la verità delle cose. Ed è anche vero che questo è solo il 3% delle adozioni e che quindi la maggior parte delle adozioni si svolge senza problemi particolari  , ma quel 3% pesa come un macigno sulla pelle di quelle famiglie distrutte dal dolore e non serve certo che qualcuno si permetta di sparare ulteriore cattiveria su una decisione che, già di per sé, basta a devastarti per sempre.

Elisabetta Dal Piaz

 

fonte:lenuovemamme




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