Recensioni

Una giovane donna araba che vive in Occidente alleva, insieme al proprio figlio Asmar, il piccolo Azur, figlio di un potente del luogo. I due crescono come fratelli, conoscendo entrambe le lingue ed ascoltando le fiabe arabe che la donna racconta loro, tra cui quella della bella fata dei Jinns che attende di essere liberata da un principe coraggioso.
Passano gli anni e il padre di Azur decide di separarlo dalla nutrice e da Asmar, mandando il primo a studiare in città e cacciando i secondi dalla sua abitazione.
Molti anni dopo, Azur decide di andare alla ricerca della fata dei Jinns ed approda nella terra “al di là del mare”. Qui si scontra con i pregiudizi del popolo arabo, ma anche con i suoi giudizi affrettati su quella terra, fino a quando incontra la sua nutrice, dal quale viene accolto nuovamente come figlio. Parte allora, insieme ad Asmar, che inizialmente lo accoglie con freddezza, alla ricerca della fata dei Jinns. Solo con il reciproco aiuto riusciranno nell’impresa. Ma, alla fine, solo uno potrà sposarla.
Dal creatore di “Kirikù” che ci aveva condotto nei colori e nella musica africana, un’affascinante storia che ci regala il sogno dell’Oriente. Una bellissima fiaba per i più piccoli, che ricorda ai grandi quanta ottusità si celi dietro ai pregiudizi e alle superstizioni; quanto i legami del cuore contino più di quelli del sangue e quanta ricchezza si celi dietro ad ogni diversità.
Per ricordarcelo il regista, volutamente, lascia lunghe parti di dialoghi in arabo, senza sottotitoli, che arricchiscono di magia la storia. Da vedere e rivedere.