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L'affido, risorsa emotiva ed affettiva

Autore/i: Michele Augurio

Data: 21-10-2007
Argomento: Affido

Nei vari procedimenti di tutela dell’infanzia la presenza della famiglia biologica del bambino è presente nella stragrande maggioranza degli interventi. L’unica realtà che, di fatto interrompe ogni legame del minore con le proprie origini è l’adozione. Quindi, quando parliamo di affido dobbiamo avere sempre presente che alle spalle del minore collocato o collocabile in affido vi è il suo contesto familiare e che i genitori o il genitore biologico non è un’entità lontana o nascosta nei ricordi del bambino; ma è una persona presente, con il quale sia il bambino che la famiglia affidataria devono confrontarsi ed interagire.
Questo è un passaggio estremamente delicato, che non può essere governato con superficialità o onniscienza, come spesso è capitato nella formulazione e nella gestione dell’affido.
Se cerchiamo di dare ordine a queste tematiche ci imbattiamo in aspetti relazionali e culturali estremamente importanti e delicati.
Il primo punto sul quale riflettere è la paura che hanno i genitori biologici di fronte all’affido; è una paura intima, che nasce dalla consapevolezza che l’affido porta il loro bambino a confrontarsi e vivere, anche se per un periodo di tempo limitato, in un’altra realtà familiare. Ciò fa scattare in loro la logica del confronto affettivo ed educativo, ed in questo confronto loro si sentono perdenti e quindi temono che la proposizione di un modello familiare diverso possa indurre il loro bambino ad una valutazione negativa sulle loro capacità genitoriali.
Spesso nei lunghi anni di lavoro mi sono trovato di fronte a genitori che preferivano la comunità, quale risorsa per il figlio e non un’altra famiglia, proprio perché la comunità non interagiva sul piano affettivo in modo, per loro, così valutante e quindi colpevolizzante.
Se nella logica dell’affido familiare vi è l’esigenza per il minore di continuare a vivere in un ambiente di tipo familiare, diventa così opportuno non solo tenere presente le difficoltà che la famiglia naturale vive nel doversi rapportare con la famiglia affidataria, ma soprattutto evidenziare il ruolo non sostitutivo che gli affidatari devono assumere nei confronti del genitore naturale del bambino.
Pur in situazioni di complessità l’affido è l’incontro di due entità familiari, di adulti che abbiamo la capacità e sappiano dialogare tra loro, a volte in modo indiretto tramite i servizi.
Gli adulti affidatari hanno il compito di non negativizzare le figure genitoriali naturali del bambino, di viverle e porle come risorse, di comprendere che hanno o stanno attraversando momenti molto difficili, ma che avranno tutta la capacità di riprendersi e rivedersi come genitori.
Nell’affido il bambino vive con noi per quel tempo e per quello spazio che è stato stabilito; respira il nostro clima familiare, sicuramente molto diverso dal suo, ma non per questo la sua situazione precedente deve essere cancellata. E’ importante che il bambino capisca le diversità, ma allo stesso tempo comprenda che ci sono adulti in difficoltà che hanno bisogno di essere aiutati. La famiglia affidataria o il singolo che si avvicina all’affido deve essere in grado di accogliere il ragazzo con i suo vissuto, con la rabbia che a volte ha nei confronti dei suoi genitori che hanno più pensato ai bisogni di adulti che non al suo bisogno di crescita, ma anche con l’affetto che si porta dentro nei confronti di quegli adulti che sono parte della sua vita.
A volte in affido, in talune situazioni, la famiglia affidataria non ha contatti con quella di origine, poiché il bambino vede i genitori in uno spazio protetto, ma anche in questa situazione la famiglia affidataria deve sapere che il bambino è il tramite della comunicazione tra loro ed i genitori naturali. Nell’incontro il bambino racconta, riferisce, spesso comunica le differenti posizioni relazionali, e riporta indietro, nella famiglia affidataria, gli umori che ha vissuto e che hanno vissuto anche i suoi genitori: rientrerà tranquillo se i genitori naturali non si sentiranno minacciati da quelli affidatari, oppure sarà irrequieto se gli adulti vivranno gli altri come minacciosi e giudicanti nei loro confronti.
La grande scommessa dell’affido è proprio nella capacità di incontro tra le due realtà familiare e relazionale così diverse, ma capaci di interagire in modo che gli uni siano in grado di aiutare con il loro modo di essere gli altri nell’acquisizione di una genitorialità piena e responsabile. Il bambino non si sentirà minacciato dai modelli così diversi, poiché non sarà costretto a scegliere tra i diversi modelli familiari, anzi sarà aiutato a comprendere le difficoltà che i genitori naturali stanno attraversando, la fatica che stanno attraversando per il cambiamento da un modello di vita conflittuale ad uno relazionale ed affettivo.
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