La risposta del referente
Sportello virtuale: GSD Scuola
Titolo: | Progetto L2 Italiano per stranieri |
Domanda: |
Vorrei sapere se è corretto far seguire un progetto per alunni stranieri ad un alunno di terza media da 8 anni in Italia con adozione internazionale Grazie |
Risposta inserita da Emanuela Tomè il
L’esperienza indica come, generalmente, i bambini adottati internazionalmente apprendano abbastanza velocemente il vocabolario di base dell'italiano e le espressioni quotidiane utilizzate nelle conversazioni comuni, ma dimostrino difficoltà nell’acquisizione di quel linguaggio più astratto, specifico e logicamente strutturato richiesto nello studio.
Il rafforzamento della padronanza linguistica è pertanto fondamentale e va portato avanti non solo all'inizio, ma anche nelle fasi più avanzate del percorso scolastico, che richiedono competenze linguistiche sempre più raffinate.
Ciò che invece lascia perplessi è la scelta di inserire il ragazzo in un progetto per alunni stranieri: bisogna fare attenzione a non innescare, proprio negli alunni adottati, percezioni di estraneità; sappiamo bene come per i nostri figli sia fondamentale che, oltre alla famiglia, anche il contesto sociale allargato mandi un segnale forte di riconoscimento e di inclusione. La situazione esistenziale e la percezione della propria identità in un ragazzo adottato è profondamente diversa da quella di un ragazzo immigrato e la scuola non deve mostrare di avere le idee confuse in questo campo; tanto più in una fase delicata come quella adolescenziale, che vede acuirsi i dubbi connessi alla definizione di sé, ai cambiamenti del corpo, alle relazioni con i coetanei e, più in generale, con il contesto sociale.
Le difficoltà linguistiche di suo figlio andrebbero dunque inquadrate e gestite diversamente, con l'attivazione delle stesse attività di potenziamento linguistico solitamente programmate per gli alunni italiani con difficoltà linguistiche. A volte, tuttavia, nelle scuole si utilizza l’etichetta di alfabetizzazione per creare gruppi, ristretti numericamente, di alunni con difficoltà linguistiche e questo permette poi di calibrare l’intervento in base ai bisogni. Potrebbe essere questo il caso della scuola che frequenta suo figlio, ma le suggerisco comunque di parlarne con gli insegnanti; chieda anche se la scuola dispone di un insegnante referente per gli studenti adottati e ripensate insieme le modalità di intervento.
Cordiali saluti, Emanuela
Il rafforzamento della padronanza linguistica è pertanto fondamentale e va portato avanti non solo all'inizio, ma anche nelle fasi più avanzate del percorso scolastico, che richiedono competenze linguistiche sempre più raffinate.
Ciò che invece lascia perplessi è la scelta di inserire il ragazzo in un progetto per alunni stranieri: bisogna fare attenzione a non innescare, proprio negli alunni adottati, percezioni di estraneità; sappiamo bene come per i nostri figli sia fondamentale che, oltre alla famiglia, anche il contesto sociale allargato mandi un segnale forte di riconoscimento e di inclusione. La situazione esistenziale e la percezione della propria identità in un ragazzo adottato è profondamente diversa da quella di un ragazzo immigrato e la scuola non deve mostrare di avere le idee confuse in questo campo; tanto più in una fase delicata come quella adolescenziale, che vede acuirsi i dubbi connessi alla definizione di sé, ai cambiamenti del corpo, alle relazioni con i coetanei e, più in generale, con il contesto sociale.
Le difficoltà linguistiche di suo figlio andrebbero dunque inquadrate e gestite diversamente, con l'attivazione delle stesse attività di potenziamento linguistico solitamente programmate per gli alunni italiani con difficoltà linguistiche. A volte, tuttavia, nelle scuole si utilizza l’etichetta di alfabetizzazione per creare gruppi, ristretti numericamente, di alunni con difficoltà linguistiche e questo permette poi di calibrare l’intervento in base ai bisogni. Potrebbe essere questo il caso della scuola che frequenta suo figlio, ma le suggerisco comunque di parlarne con gli insegnanti; chieda anche se la scuola dispone di un insegnante referente per gli studenti adottati e ripensate insieme le modalità di intervento.
Cordiali saluti, Emanuela