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I Robinson - Una famiglia spaziale

di


Tipologia: Film
Edito/prodotto da: Walt Disney 2007
Genere: Animazione
Argomento: Per bambini

Il piccolo Lewis, viene abbandonato alla nascita alle porte di un orfanotrofio. Dodici anni dopo è ancora in attesa di una famiglia: ha fatto ben 124 incontri con coppie che cercavano un bambino da adottare, tutti falliti, per le invenzioni un po’ pazzerelle (e mai funzionanti) con cui Lewis si presentava a loro. Decide così che l’unica donna che può capirlo ed amarlo per quello che è, è colei che gli ha dato la vita, ma non ha nessuna informazione che lo possa aiutare in questa ricerca.
Incontra, apparentemente in modo casuale, un ragazzino (Wilbur Robinson) che viene dal futuro e che lo porta con sé. Là, nel futuro, Lewis incontra se stesso adulto, scopre di avere una famiglia stravagante e numerosa e di essere diventato un inventore di successo, con il motto “avanti, sempre avanti”.
Con Wilbur, ormai diventato amico, vive molte avventure fatte di macchine del tempo, di battaglie con un cattivo (l’uomo con la bombetta ) che cerca in tutti i modi di ostacolarlo e di rubargli le invenzioni. Strappando una promessa a Wilbur, Lewis riesce anche a tornare nel passato per rivedere il momento dell’abbandono ed avere la possibilità di incontrare la madre.
Ma alla fine tornerà nel suo tempo, dove ad un concorso per giovani inventori verrà notato da una coppia di stravaganti scienziati che deciderà di adottarlo all’istante.

E’ globalmente un bel cartone animato, che ai ragazzi piacerà. Forse un po’ meno ai piccoli che potrebbero far fatica a capire la logica del viaggio nel tempo, dei personaggi che sono contemporaneamente i sé stessi del passato (bambini) e i sé stessi del futuro (adulti). Il tema conduttore è la ricerca della famiglia da parte del protagonista, e l’adozione pertanto viene continuamente nominata e presentata durante il film. Vengono accennate tutte le sfaccettature dell’adozione: l’abbandono, l’istituto, il desiderio di una famiglia e quello di incontrare la madre naturale. Qualche “scivolone” c’è, comunque. La madre viene chiamata “mamma vera” (peraltro, per esigenze di copione, altri termini non sarebbero ugualmente efficaci al grande pubblico); ci sono i tentativi di adozione, dove le coppie incontrano il bambino e poi lo rifiutano; c’è la sottolineatura che più si diventa grande e più è difficile essere adottati; infine, la coppia che lo adotta gli cambierà radicalmente nome. Sono aspetti da tenere in particolare considerazione se a vedere il film saranno figli adottivi. Darà comunque buoni spunti per affrontare alcune tematiche con loro e con i coetanei.

Bello il messaggio che alla fine resta: bisogna andare avanti e non fermarsi sul passato; non si deve aver paura dei fallimenti perché ci
insegnano ad andare avanti. Sicuramente è un film che si apprezza di più la seconda volta che si vede.
Particolarità: il regista è un figlio adottivo.

Recensione a cura di Paola Verzura 
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