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Se la storia non insegna

Autore/i:
Antonio Fatigati

Data: 29-10-2008
Argomento: ANTI-Razzismo

Mentre scrivo non conosco la sorte che avrà la mozioneproposta dalla Lega e approvata dalla camera dei Deputati che prevede, per glistudenti immigrati in difficoltà con la lingua italiana, un passaggiotemporaneo in una classe ponte. Tante e tali, sia da destra che da sinistra, sonole voci che si sono levate contro questa brillante idea, che si può ben sperarein un ripensamento. Mi pare però che, al di là della vicenda in sé, vi sianoelementi su cui occorre ragionare con serenità, prendendo atto di una realtàsociale che sta progressivamente orientandosi verso atteggiamenti diintolleranza. Un’intolleranza che non è solo sui tratti somatici, ma anche esoprattutto sulle diverse culture.

I più esposti sono quanti manifestano immediatamente la lorodiversità, per lingua, abbigliamento, stile di vita, abitudini. E con loroquanti, pur appartenendo alla nostra cultura, hanno tratti somatici e coloredella pelle diversi. Da ciò avrete già intuito che chi si avvicina all’adozionedeve necessariamente fare i conti con questi atteggiamenti, sapere che per ilproprio figlio dal nome esotico, dalla pelle nera o dai tratti orientali, subiràsicuramente l’ostilità di chi non è disposto a riconoscerli come appartenentitotalmente alla nostra cultura.

Su questa deriva sociale che, inutile farsi illusioni,produrrà danni sempre maggiori, le responsabilità sono tante. Senz’altro diquella parte politica che ha pensato seriamente di poter trarre vantaggioelettorale giocando sulle paure e sulla superficialità delle persone. Ma anchedi tutti coloro che hanno assistito in silenzio e nell’indifferenza allavergogna di centinaia di mussulmani costretti a pregare lungo un marciapiede,in barba ai principi fondamentali della nostra Costituzione. Di quanti hannosorriso osservando inverosimili politici gettare urina di maiale nei terrenidestinati alla costruzione di una moschea. Di quanti hanno guardato conindifferenza alla distruzione dei campi rom. Di quanti hanno pensato che chi èderubato può anche perdere la testa e, invece di rivolgersi a Polizia oCarabinieri, inseguire il ladro fino a ucciderlo a bastonate. Meglio se negro.

L’intolleranza nasce da lontano, sorge dalla convinzione cheuna appartenenza religiosa non abbia diritto di cittadinanza, che le nostreidee e le nostre abitudini siano le sole ad avere diritto al rispetto, che chiè diverso o viene da lontano deve stare in silenzio, farsi vedere il menopossibile, lavorare in nero, non avere pretese, non ammalarsi, non incontraregli amici in strada, non parlare a voce alta nella sua lingua, non pregare ilsuo Dio. E soprattutto essere disposto a fare da sfogo alle nostre tensioni.

E tutto questo, poi, sta rischiando di far scendere ilsilenzio sulle discriminazioni a cui sono stati sottoposti gli appartenentialla etnia Rom. I campi bruciati sono ancora fumanti, gli sguardi di doloredelle donne e dei bambini cacciati con violenza dalle loro povere abitazioni, nonpiù riproposti dai mass media, continuano a rimbalzare nelle menti e nel cuore dichi non riesce a vedere il prossimo suo come un nemico a tutti i costi... Illavoro di censimento continua, un’impronta digitale dopo l’altra, al fine diclassificare l’unica etnìa per la quale si è ritenuto necessario sapere conprecisione quanti sono e chi sono. E il sospetto è che quelle impronte nonsaranno utili a garantire che i piccoli Rom frequentino a pari diritto lenostre scuole, senza rischiare di essere messi in classi speciali, diversi trai diversi, sempre più distanti da noi.

La ragione si è addormentata più volte nella storia degliuomini e ha prodotto troppi mostri. Occorre pensare ai modi migliori pertenerla sveglia, senza arrendersi mai, senza dimenticare la differenza profondache esiste tra il rispetto della legalità e il disprezzo per il prossimo.

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