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Quando l'amore diventa risorsa - I parte

Autore/i: Michele Augurio

Data: 06-09-2007
Argomento: Affido

L’Affido: risorsa emotiva ed affettiva

 

Prima di esplicitare il mio pensiero sull’istituto giuridico dell’affido, credo sia opportuno precisare del perché ritengo importante affrontare, nella sua globalità, la cultura dell’infanzia e non quella dei servizi. In questi anni più volte ho assistito, a mio avviso, a dibattiti sterili circa la supremazia di un servizio sull’altro; ogni convegno organizzato da singole associazioni, hanno tentato di porre la supremazia di un servizio (comunità, comunità famiglia, affido ed adozione), sulle altre risorse che vengono attivate nel progetto di aiuto al minore ed al suo contesto familiare.

A mio avviso ogni servizio ed ogni intervento ha una specificità unica e questa strada deve essere percorsa proprio per tale specificità, nel rispetto dei bisogni del bambino e delle sue relazioni familiari, se queste ultime sono recuperabili. Se invece continuiamo a tessere le lodi di un singolo intervento, poniamo l’attenzione sulle risorse e non sulle tematiche da affrontare.

L’affido è un istituto giuridico nato nel 1983, in un periodo storico estremamente importante, un periodo nel quale le politiche sociali iniziavano a porre l’attenzione sulle relazioni familiare e non solo sul singolo minore. E’ l’anno delle grandi enunciazioni, come: “il diritto del minore ad una famiglia”, la famiglia viene così riconosciuto come luogo di affetti e di relazioni e non più, vista nella sua accezione negativa, di conflittualità ed emarginazione.

L’enunciazione di tale principio pone, nell’ambito del sociale, due elementi innovatori:

1)      il recupero della famiglia di origine,

2)      la ricerca di famiglie sostitutive.

La famiglia affidataria rientra nella seconda casistica, nell’esigenza di continuare a far sperimentare al bambino relazioni familiari, durante un periodo di crisi del proprio contesto originario.

Questo istituto giuridico, da subito, viene ad assumere una valenza progettuale estremamente forte per il minore, ed assegna alla famiglia affidataria un ruolo “terapeutico” importante ed esclusivo non solo nei confronti del bambino ma anche del suo contesto familiare. Ed è proprio sul supporto al contesto familiare del bambino che l’istituto dell’affido ha mostrato le sue crepe e le difficoltà; non per colpa delle famiglie affidatarie, ma per una incompleta politica sociale dei servizi territoriali.

L’affido non può essere inteso solo come surrogato familiare ad una famiglia mancante, ma come intervento di supporto che aiuti il bambino a riappropriarsi dei suoi genitori e questi ultimi a recuperare le proprie fragilità per riconquistare la capacità educativa.. Ciò significa che nel disporre l’affido, bisogna  tener presente le due finalità: il minore e la famiglia di origine.

Sino ad ora gli interventi di recupero della famiglia di origine sono stati farraginosi se non esaustivi, talvolta questo compito è stato quasi del tutto delegato alla famiglia affidataria, creando disarmonicità nell’intervento.

E’ importante che la famiglia affidataria sia pienamente supportata nel suo ruolo delicato di rapporto con la famiglia di origine e che i servizi assumano il ruolo progettuale che gli compete, facendosi in primis carico della problematicità della famiglia di origine del bambino.

Altro nodo centrale è la scelta della famiglia affidataria o del singolo affidatario; alla base di tale scelta non deve esserci la consapevolezza del ruolo che si viene ad assumere, che non è un ruolo sostitutivo alla genitorialità, ma sostegno, appoggio, risorsa pro tempore di una genitorialità carente.

L’affido è un istituto delicato che interviene sulle relazioni e sull’affettività del minore e degli adulti, ha quindi bisogno di un contesto familiare affidatario che sia capace di interagire con i genitori del minore e che non vivi questi ultimi come intrusivi. Il singolo o la coppia affidataria deve essere in grado di porsi, nei confronti del bambino, come risorsa affettiva, capace di valorizzare anche l’affettività “critica” espressa dai genitori naturali del bambino; se non si tiene presente tutto questo si rischia di far vivere al minore uno stato di confusione tra due modelli familiari profondamente diversi tra loro.

Poiché alla base dell’affido dovrebbe esserci un rientro del minore nel proprio contesto familiare è importante che l’affidatario abbia sempre presente il rispetto di tale contesto, senza pregiudizi, ma valorizzando gli aspetti positivi, anche se spesso sono quasi inesistenti.                     1.continua

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