Ufficio stampa
Comunicato GSD del 20-04-2006
Titolo: Genitori si diventa: E’ necessario avviare un confronto tra le associazioni famigliari che si occupano di adozione
Fonte:
La notizia di questi
giorni è che, finalmente, dopo anni passati a preoccuparsi di come rendere le
adozioni più facili e i messaggi di allarme sulla riduzione di adozioni
dall’estero, ci si comincia a porre qualche domanda su quali siano i percorsi
virtuosi dell’adozione, che, riducendo al minimo i rischi del fallimento
adottivo, riportino questo istituto nell’alveo delle opportunità per i minori sottraendolo
alla categoria dei desideri degli adulti. Qualche mattone è già stato previsto
dalle normative che si sono susseguite in questi anni ma soprattutto dalla
buona pratica dei servizi territoriali che sempre più spesso richiedono alla
coppia dei percorsi di preparazione finalizzati ad approfondire le tematiche
dell’adozione. Sarebbe auspicabile che tali percorsi fossero “davvero” omogenei
nel territorio nazionale. Esistono poi molte associazioni di volontariato che
dedicano la propria attività a realizzare momenti di incontro tra coppie in
attesa di adottare. Poco o nulla esiste invece sul dopo-adozione che invece è il
momento più delicato per la nuova famiglia.
Partendo
dall’esperienza associativa di questi anni, riteniamo che la lotta ai fallimenti
adottivi abbia un forte carattere di prevenzione e parta da molto lontano. Alle
coppie che danno la propria disponibilità ad adottare dovrebbe essere garantita
la possibilità, indipendentemente dalla provincia italiana in cui risiedono, di
frequentare sia dei percorsi di preparazione sia gruppi di mutuo aiuto in cui
confrontarsi facendo emergere paure e preoccupazioni. Nei percorsi dovrebbe
essere affrontato il tema dell’adozione dei bambini più grandi, affinché
eventuali proposte di abbinamento su tali minori possano essere affrontate con
cognizione di causa.Quando l’adozione si è realizzata, le coppie dovrebbero continuare
ad avere a disposizone una rete di sostegno e mutuo-aiuto supportata da
operatori in grado di intervenire quando si manifestano situazioni di disagio.
Poiché, in fondo, il vero grande obiettivo, è mettere la coppia nella capacità
di saper chiedere aiuto quando il problema è ancora affrontabile.
Gli abbinamenti in
adozione internazionale non possono e non devono avere caratteristica di
situazioni forzate o casuali, giocando sulla stanchezza per i lunghi mesi di
attesa o su atteggiamenti di superficialità nei confronti dei problemi che
possono derivare dall’accogliere in casa un bambino diverso da quello che sotto
sotto si immaginava o sperava.
Infine, riteniamo che
sia giunta finalmente l’ora che i mille piccoli rivoli del volontariato che
agisce intorno al mondo dell’adozione lavorando sulle famiglie, provino a
riunirsi per dare voce comune a bisogni impellenti. Questo è uno dei pochi
ambiti dove finora non si è riusciti a coordinarsi e dove le associazioni
continuano a impegnarsi ognuna nel proprio territorio od ambito rischiando di
perdere di vista realtà di sistema più complesse e bisognose di intervento. Per questo
intendiamo lanciare, fin da ora l’idea di un tavolo comune delle Associazioni
familiari in cui confrontarsi e condividere esperienze comuni e comuni bisogni.
Solo quando avremmo condiviso le scelte di massima su ciò che riteniamo debba
essere il percorso adottivo potremmo chiedere che venga rimessa mano alla
normativa vigente, perché solo allora la legge tornerà a essere uno strumento e
non un fine come, purtroppo, molti hanno ritenuto in questi mesi.
Antonio Fatigati
Presidente di “Genitori
si diventa-onlus”