Autore: 
Marina Di Pasquale - Psicologa Forense, psicoterapeuta

Nei bambini la pulsione sessuale si sviluppa seguendo delle tappe evolutive ed ha un ruolo significativo nella maturazione di alcuni processi psicologici basilari per lo sviluppo della personalità adulta.

La curiosità e l’esplorazione rappresentano, ad esempio, due delle molteplici manifestazioni della pulsione sessuale e si osservano frequentemente nei comportamenti dei bambini i quali, in modo assolutamente spontaneo e naturale, si dirigono verso oggetti e persone sollecitati da un bisogno interno di conoscere e approfondire tutto ciò che fa parte del mondo.

Questa spinta psicobiologica (la pulsione) connette la mente con il corpo ed è il movens della ricerca del bambino e della sua necessità di fare continue esperienze della realtà esterna ed interna. Tale processo istintivo e immediato può essere messo in crisi dall’irruzione improvvisa di alcune vicende traumatiche come gli episodi di abuso sessuale, poiché tali eventi costituiscono il più atroce dei tradimenti dell’intera essenza del bambino da parte dell’adulto poiché minano il suo diritto di crescere serenamente mediante delle esperienze in linea con le sue capacità psicologiche.

Il trauma sessuale, non solo mette a repentaglio il sistema di attaccamento del piccolo disorganizzando il suo legame di fiducia nei confronti dell’adulto, soprattutto quando questo è il suo genitore biologico, ma penetra anche nella mente del minore stravolgendo i suoi processi di maturazione interna e la sua capacità di dare un significato agli eventi, processarli e, successivamente, elaborarli nel migliore dei modi.

Ferenczi (1933) ha descritto gli effetti di questa dolorosa esperienza infantile prendendo come esempio quei frutti non ancora maturi che vengono avidamente colpiti dal becco di certi uccelli affamati che non si curano del fatto che la polpa è ancora acerba e il frutto non è pronto per essere mangiato1.

Ciò che, in questi casi, si verifica è l’interruzione del processo di sviluppo della parte emotiva ed interna del bambino, che si trova forzatamente ad operare una sorta di iper-maturazione fittizia e prevalentemente intellettuale generata dall’impatto violento di tale esperienza precoce che rappresenta “l’Everest dei traumi”. Assai frequentemente, in queste circostanze, ci troviamo ad aver a che fare con bambini pseudomaturi, forzatamente intelligenti e adultizzati ma che nel loro mondo interno vivono gli effetti devastanti di una esperienza emotiva molto sfavorevole che li ha resi fragili e impotenti.

La dissociazione, ad esempio, può costituire la sola difesa che sono riusciti a mettere in atto per difendersi dall’impatto potente dell’abuso e che, in quell’occasione, è stata per loro funzionale poiché è servita a realizzare una sorta di restringimento della coscienza per cercare di tenere fuori dalla consapevolezza il significato e l’effetto di quell’episodio molto doloroso. Tale meccanismo difensivo, se da un lato gli ha consentito di reggere l’impatto traumatico nel momento in cui si è verificato, successivamente, però, può permanere nell’assetto psichico del bambino influenzando il suo processo di maturazione interna e psicologica rendendolo, in tal modo, più vulnerabile nei confronti degli eventi futuri.

L’abuso sessuale è una delle cause più frequenti dell’allontanamento del minore dal nucleo familiare d’origine e del suo successivo collocamento in istituto. Un bambino abusato è prima di tutto un bambino abbandonato che si è trovato inerme davanti ad un evento di questa natura a causa dell’incuria dei suoi caregiver originari. La perdita dell’infanzia, del gioco si può osservare in certe riattualizzazioni traumatiche generate dal trauma sessuale che evidenziano come questo tipo di evento elimini la differenza tra il mondo degli adulti e quello dei bambini.

Può succedere che il minore abusato possa avvertire il bisogno di ripetere l’evento di abuso mettendolo in scena sotto forma di gioco, con lo scopo inconscio di elaborarlo, oppure in modo più attivo, ribaltando la scena originaria, e il suo essersi sentito impotente davanti all’abusante potrebbe indurlo a cercare di interpretare la parte dell’aggressore per trasformare il suo vissuto di terrore e passività in attività con lo scopo di fronteggiare l’angoscia di quel momento.

Per potersi realizzare una crescita sana c’è bisogno di fiducia e affidabilità nei confronti di qualcuno che si pone su un piano della relazione asimmetrica (adulto/bambino, piccolo/grande) ma quando la sessualità entra inadeguatamente nel mondo del bambino, come nel caso dell’abuso sessuale, viene perduta la capacità di crescere spontaneamente perché tutto si simmetrizza. Non c’è più l’adulto perché non c’è più il bambino e il mondo diventa caotico, indifferenziato, si lacerano i confini tra ciò che è interno e ciò che è esterno e la parte bambina maltrattata per difendersi può solo cercare di nascondersi per evitare di essere nuovamente tradita dall’altro.

La possibilità di rimettere insieme queste parti psichiche dissociate e alienate e raggiungere una buona integrazione e quindi una effettiva crescita è fondamentale e il processo adottivo costituisce di per sé un fattore terapeutico in quanto la funzione adottiva può rappresentare un’occasione di riparazione del modello di attaccamento originario del minore.

La battaglia iniziale del processo adottivo tende ad avere come nucleo centrale la riattivazione del trauma del bambino (abbandono/abuso), il quale all’interno della relazione con entrambi i suoi nuovi genitori può dirigere la sua rabbia, ma anche la sua speranza di essere finalmente amato per come ha sempre desiderato. Il bambino durante la relazione inziale potrà cercare di trascinare i suoi genitori adottivi all’interno del suo scenario di dolore e angoscia ed è proprio in questi momenti che la coppia adottiva dovrà cercare delicatamente di far uscire il piccolo fuori da questo suo claustrum. Il punto focale di questo conflitto fisiologico del percorso adottivo è: chi trascina l’altro nella propria rappresentazione del mondo2.

In questa fase si procede per strappi e riparazioni poiché l’esperienza correttiva dell’attaccamento ha bisogno di tempo e di un ascolto sensibile e tenero da parte dei genitori che possono aiutare il bambino a crearsi un nuovo sguardo nei confronti del mondo e una riorganizzazione della sua storia.

Note

1) S. Ferenczi (1933) “La confusione delle lingue tra gli adulti e il bambino” in Opere vol. IV, ed. Cortina, Milano 2002.

2) Il mondo caotico del bambino adottivo e il mondo caldo e accogliente dei genitori adottivi.


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Data di pubblicazione: 
Domenica, Dicembre 27, 2020

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Monica Nobile – pedagogista, tutor dell’apprendimento, counselor.
Sonia Oppici, psicologa giuridica e psicodiagnosta