Autore: 
Franca Storace, Annapaola Capuano

Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore.

L'essenziale è invisibile agli occhi.

Antoine De Saint Exupéry, Il piccolo principe

 

Articolo pubblicato nella rivista di Genitori si diventa "Adozione e dintorni" di febbraio 2011.

Come insegnanti ci confrontiamo quotidianamente con il mondo delle difficoltà scolastiche e del disagio dei nostri alunni. Si tratta di un panorama vario e disparato, a volte sommerso e nascosto, che spesso sfugge alle categorizzazioni, ma di fronte al quale noi insegnanti non possiamo far finta di niente.

Bambini e ragazzi splendidi, vivaci, belli e intelligenti, tutti uguali al primo sguardo, ma ognuno con un proprio mondo che è possibile leggere prima con il cuore.

Il gruppo classe non è un ambiente omogeneo di persone che hanno gli stessi comportamenti apprenditivi e relazionali, piuttosto è un mondo eterogeneo in cui ogni alunno è portatore di una sua peculiare individualità che va rispettata e valorizzata, ponendo attenzione alla persona nel senso olistico del termine.

Ciascun alunno vede sancito, già nell'art. 3 della nostra Carta costituzionale, il proprio diritto all'istruzione che non può essere impedito dalla presenza di difficoltà nell'apprendimento scolastico, siano esse legate a situazioni di disturbi specifici o di svantaggio psico-socioculturale o di adattamento scolastico, sia sul versante relazionale che su quello dell'apprendimento connesso anche all'adozione.

La scuola, in primis, è chiamata a dare risposta ai bisogni formativi di ogni alunno con attività di programmazione mirata e personalizzata, impegnandosi per tutti, ma in particolare per quelli in situazione di svantaggio, di cui vanno valorizzati i punti di forza e minimizzati quelli di debolezza, dando loro fiducia e rafforzando l'autostima che per queste categorie di alunni è particolarmente bassa.

Sappiamo tutti che l'apprendimento affonda le sue radici in ambito emotivo; se non si è motivati dal punto di vista emozionale non c'è apprendimento, tanto che si parla di quoziente emotivo oltre a quello intellettivo.

Per poter apprendere è necessario avere dentro di sé uno spazio sereno e quieto dove immagazzinare e sviluppare le nuove conoscenze.

L'ansia impedisce la concentrazione e la ritenzione.

Ancor più spesso, l'insuccesso scolastico genera nei nostri alunni un'inquietudine diffusa che non permette loro di dedicarsi a esaminare, ascoltare, raccontare e, col passare del tempo, li porta ad abbandonare la scuola con ricadute negative anche dal punto di vista psicologico sulla vita futura.

Da tali principi consolidati e condivisi nasce nel 2004 la nostra sinergia lavorativa che si sostanzia dal 2007 con un impegno nella nostra scuola come referenti per la dislessia e i disturbi specifici di apprendimento (dsa).

Operiamo sul territorio con uno sportello d'ascolto che svolge un ruolo di supporto rivolto ad alunni, insegnanti e genitori.

Da aprile 2010, inoltre, gestiamo un blog didattico, Tutti a bordo - dislessia, destinato non soltanto a chi si occupa di dislessia e dsa, ma che offre supporti metodologici e didattici validi per tutti, visto che da anni utilizziamo le nuove tecnologie nella didattica.

Il blog si è trasformato, di fatto, in una vera e propria rete per la condivisione dei saperi acquisiti nel tempo, di idee, progetti, esperienze, buone prassi e quant'altro per la valorizzazione dei diversi stili di apprendimento, che non vanno confusi con i diversi livelli di intelligenza e di abilità, e l'ottimizzazione degli interventi in ambito scolastico.

Il nostro obiettivo è quello di offrire gli strumenti per una «didattica personalizzata, inclusiva, coinvolgente e metacognitiva» che si avvalga dell'informatica come supporto e che promuova e stimoli in tutti gli alunni, e non solo in quelli in situazione di svantaggio, l'apprendimento significativo, cioè un apprendimento basato in primis sulla concettualizzazione e non più solo sulla memorizzazione.

In quest'ottica, l'insegnante/facilitatore favorisce la creazione di un contesto di classe dove gli alunni sono attori di una comunità di apprendimento, le cui attività sono collaborative e in cui la diversità è valorizzata come risorsa.

La didattica orientata all'inclusione e alla personalizzazione comporta, innanzitutto, l'adozione di strategie e metodologie favorenti, quali la flessibilità didattica, il cooperative learning, il tutoring, l'apprendimento per scoperta, la riflessione metacognitiva, l'utilizzo di mediatori didattici, di attrezzature e ausili informatici, di software e sussidi specifici.

Metodologie e strategie didattiche finalizzate al conseguimento di una competenza-chiave, cioè "imparare a imparare", che significa riconoscere, e in seguito applicare consapevolmente a situazioni nuove, adeguati comportamenti, strategie, abitudini utili a un processo di apprendimento continuo che stimola una riflessione metacognitiva.

Ma, soprattutto, personalizzare l'insegnamento significa conoscere i processi di apprendimento di ciascun alunno, individuare i punti di forza e di debolezza, prendersi cura degli aspetti emotivo-motivazionali e relazionali, proporre un insegnamento flessibile, utilizzare e insegnare a creare e ad operare con mediatori didattici diversificati, favorire una didattica per competenze (L. Ventriglia).

Non si tratta di una didattica pensata solo per gli alunni in situazione di svantaggio, ma di una didattica per la classe finalizzata a una «valutazione per l'apprendimento e non dell'apprendimento».

Di conseguenza le metodologie didattiche devono essere volte a ridurre al minimo i modi tradizionali "di fare scuola", favorendo attività nelle quali i ragazzi vengano messi in situazione di conflitto cognitivo con se stessi e con gli altri.

Ben si presta per il raggiungimento di questo obiettivo una didattica di tipo laboratoriale che utilizza metodologie di apprendimento cooperativo basate sull'organizzazione di gruppi che siano equi, eterogenei e flessibili.

Gli obiettivi dell'apprendimento cooperativo si individuano in:

 

  • interdipendenza positiva: il contributo di ciascuno è complementare e necessario e gli studenti sono corresponsabili del loro apprendimento essendo la condizione nella quale si dipende da altri per raggiungere un obiettivo;
  • responsabilità individuale: impegno e motivazione nel lavoro;
  • interazione simultanea: gli studenti apprendono in modo più efficace quando sono elementi attivi del gruppo e condividono opinioni e idee, risolvendo insieme situazioni problematiche;
  • insegnamento delle abilità sociali: sono tutte le forme comunicative con le quali entriamo in relazione con gli altri.

 

Si apprende se si lavora insieme per portare a termine compiti in modo cooperativo, perché si realizza la costruzione condivisa, interattiva e sociale del sapere (Guida al Piano didattico personalizzato a cura del Comitato scuola dell'Associazione italiana dislessia).

Tale impianto metodologico comporta un cambiamento del ruolo dello studente che diventa costruttore di conoscenze, esploratore, solutore di situazioni problematiche.

Viene a mutare anche il ruolo dell'insegnante che diventa mediatore, facilitatore e organizzatore delle attività di apprendimento.

In conclusione, «l'apprendimento personalizzato offre una via d'uscita per la questione dello svantaggio per porre ogni allievo nella condizione di realizzare tutto il suo potenziale» (D. Hopkins).

Data di pubblicazione: 
Giovedì, Settembre 21, 2017

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