Autore: 
Monica Nobile

Trovare la giusta misura e stabilire la somma di denaro da accordare ai figli adolescenti non è semplice. I genitori non solo hanno il compito di insegnare il valore dei soldi e l’importanza di non sprecarli, ma devono anche contrastare il pesante consumismo che caratterizza i tempi odierni. Devono, infatti, limitare i danni della profonda influenza esercitata dai mass media, che nell’adolescente - e non solo in lui - suscita spesso l’impulso ad un consumo sconsiderato. Nel tempo trascorso davanti agli schermi i ragazzi ricevono in forma martellante sollecitazioni a comprare, manipolazioni che incitano a possedere merci e inducono il desiderio irrefrenabile del prodotto all’ultima moda.

Con un gruppo di ragazzi ho condotto la riflessione sulla differenza tra necessità e desiderio. Quando ho chiesto di farmi un esempio di un loro bisogno un ragazzo mi ha risposto che era l’ultima versione di iphone e altri hanno concordato con lui. Fa riflettere che i ragazzi, almeno quelli appartenenti a un ceto sociale medio, spesso non comprendano, come poteva succedere nel passato o come accade in ceti differenti, il significato di beni di prima necessità e che confondano frequentemente il superfluo con l’indispensabile. Nel confronto sul tempo di attesa accettabile per ottenere un certo prodotto, le loro risposte si aggiravano tra uno, massimo due mesi.

Ritengo sia importante soffermarsi con i figli sulle modalità e sui tempi per esaudire un loro desiderio. Si può proporre l’attesa di una ricorrenza come il compleanno o il Natale, aiutandoli a cogliere non solo la necessità, ma anche il piacere dell’attesa. Dialogare con loro sull’importanza di aspettare può aiutarli a rivedere le loro posizioni sull’immediatezza della risposta e della gratificazione.
Si possono anche proporre piccole attività che prevedano un guadagno, come svolgere il babysitteraggio del figlio di amici, occuparsi di un animale domestico quando un vicino va in vacanza, supportare un anziano del quartiere...Ciò consente di evitare di trasmettere il messaggio che ogni loro richiesta debba essere immediatamente esaudita, ma anche di attribuire il valore e l’importanza di sostare nel desiderio per assaporare il gusto della conquista, della gratificazione raggiunta attraverso la pazienza e l’impegno personale.

Credo sia importante, inoltre, riflettere sul fatto che spesso i ragazzi non sono abituati a condividere con i genitori il tema dell’economia domestica: forse per un sentimento di protezione, in molti casi non vengono coinvolti in preoccupazioni sul rincaro della vita o sugli accorgimenti che consentono il risparmio. Conseguenza di ciò può essere, man mano che i ragazzi crescono, una difficoltà a intendere in modo realistico il denaro e una scarsa concretezza nell’elaborare un loro progetto d’acquisto.
A questo proposito è importante stabilire le modalità con cui accordare il denaro ai ragazzi.
La scelta, spesso, è quella di offrire loro il denaro quando ne hanno bisogno, ma le loro richieste possono diventare troppo frequenti o inadeguate. Forse è più opportuno ragionare con loro sulle diverse spese e calcolare una quota settimanale da corrispondere. Tale modalità li aiuterà a sviluppare la capacità di organizzarsi e contenere le spese, sviluppando così l’attitudine a risparmiare e a prendere decisioni consapevoli sull’utilizzo dei loro soldi.

Nella conduzione di attività con ragazze e ragazzi spesso propongo loro di cucinare e mangiare insieme. É un’occasione ludica e divertente per approfondire relazioni e consolidare l’affiatamento del gruppo, ma è anche un'opportunità per ragionare insieme a loro sul valore del denaro. Quando propongo un budget da rispettare per l’acquisto dei diversi ingredienti, mi accorgo che loro sono quasi sempre totalmente impreparati sui prezzi dei diversi prodotti. Talvolta, cercando le ricette in internet, scelgono menu costosissimi e quantità di cibo esagerate e si ritrovano, dopo aver controllato al supermercato, a dover rivedere totalmente le loro scelte per restare dentro a una spesa accettabile. Può risuonare banale, ma credo che sapere quanto costi un litro di latte possa rappresentare un tassello essenziale nella crescita e nel percorso verso l’autonomia.

Una riflessione importante riguarda i casi in cui i figli vengano sorpresi a rubare denaro ai genitori. Non è un comportamento raro e lascia spesso impreparati e dubbiosi sui provvedimenti da adottare. Si tratta innanzitutto di capire le ragioni di tale condotta: può derivare dall’intenzione di acquistare qualcosa che i genitori avevano negato, ma può anche essere un gesto non necessariamente legato ad uno scopo preciso.
Possedere del denaro può suscitare nell’adolescente un sentimento di autonomia ed emancipazione e tale bisogno può diventare talmente impellente da indurlo a procurarsi i soldi in modo illecito. Quando ciò si verifica il genitore dovrebbe, per quanto ciò sia difficile, evitare di drammatizzare, considerando - in senso definitivo e assoluto - il proprio figlio un ladro. Va evitato anche di soprassedere e far finta di nulla sperando che l’episodio non si ripeta. L’atteggiamento che può giovare è quello di affrontare con calma il figlio, nominando in forma chiara l’episodio, invitandolo e aiutandolo a trovare la spiegazione dell’accaduto.

Può essere utile, poiché non sempre i ragazzi sono consapevoli della ragione di questi loro comportamenti, formulare delle ipotesi come quella del "forse ti senti più libero se hai dei soldi in tasca" e proporre delle alternative al furto come ad esempio la proposta di trovarsi un piccolo lavoretto che consenta di avere una propria entrata. Naturalmente va tenuta una posizione autorevole rispetto al furto, spiegando chiaramente che si tratta di un comportamento illecito che non dovrà mai più verificarsi. Tuttavia, cercare insieme possibili soluzioni permette di non scivolare nel litigio, che comporta due posizioni rigidamente contrastanti e non dà possibilità di vie d’uscita, così come può non essere produttivo adottare la via punitiva che nei ragazzi frequentemente suscita vittimismo o ribellione, senza che si sviluppi in loro una autentica consapevolezza.

Ulteriore pratica fortemente diffusa in questi ultimi anni è quella del gioco d’azzardo e della moneta virtuale. I ragazzi possono infatti immaginare, sollecitati da esempi frequentemente ricorrenti nei social, che possa essere facile e veloce avere dei guadagni. Basta leggere in Internet le molteplici notizie sulla procurata ricchezza da parte di chi, abilmente, ha investito sui bitcoin. O l’invito ripetuto a tentare la fortuna soprattutto nel gioco online.

Un’indagine svolta nell’anno 2017-2018 dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza, su un campione di 11.500 adolescenti italiani dagli 11 ai 19 anni, ha rivelato come la dipendenza dal gioco d’azzardo sia un fenomeno estremamente diffuso, da non sottovalutare. È emerso, infatti, che il 15% dei ragazzi dai 14 ai 19 anni ha scommesso online in maniera sistematica, soprattutto sulle partite di calcio, il 13% ha giocato d’azzardo in rete, in particolare a poker, mentre il 25% si è recato direttamente nei centri scommesse, anche se vietato; circa 3 adolescenti su 10 hanno giocato nelle sale slot e oltre 6 su 10 hanno tentato la fortuna con il gratta e vinci.

Occorre partire, innanzitutto, dall’esempio che gli adulti danno. I genitori devono evitare, in modo rigoroso, di giocare anche semplicemente con il banale acquisto di un gratta e vinci, perché il messaggio che si trasmette è quello che valga la pena tentare la fortuna: si tratta di un messaggio che i ragazzi, ancora facilmente influenzabili, possono cogliere e riprodurre con molta facilità. Occorre inoltre dedicare tempo e pazienza all’informazione corretta e documentata, affinché i figli diventino consapevoli che il banco vince sempre, è una verità statistica. Si può attingere insieme a loro alle moltissime proposte educative, elaborate anche in rete, con video e linguaggi specifici e adeguati ai giovanissimi, che in questi anni si sono sviluppate per contrastare il fenomeno e sviluppare consapevolezza.

Questione scottante, rispetto al rapporto con il denaro, è quella relativa alla prevenzione di comportamenti a rischio quali l’uso di alcolici o di sostanze. Quando i ragazzi cominciano ad essere autonomi e a uscire la sera o durante il fine settimana, i genitori vivono l’apprensione che i soldi vengano spesi in modo pericoloso e dannoso, ma al tempo stesso si preoccupano che, se lasciati senza soldi, i ragazzi si procurino il denaro compiendo atti illeciti.

"Il sabato sera i miei amici hanno un sacco di soldi e a me tocca sempre farmi offrire, faccio la parte del pezzente per colpa di mio padre che è un taccagno di m…"
Esplode così un quindicenne in piena fase di ribellione, si lamenta delle regole troppo rigide imposte dai genitori, mi chiede aiuto per convincerli a fidarsi di lui e permettergli di
sentirsi alla pari dei suoi coetanei. Quando gli ricordo che più volte è rincasato alterato e in forte ritardo mi dice che è colpa di suo padre che lo opprime e che lui allora va fuori e si sfoga.
Il tema della trasgressione e del rischio verrà trattato in un futuro articolo dedicato, ma è importante qui sottolineare che la contrattazione sui soldi fa parte, per molte famiglie, di una delle principali fatiche nel rapporto con i figli adolescenti ed è correlata strettamente alle preoccupazioni sulla condotta dei figli.

Occorre, a mio avviso, evitare di farsi ricattare poiché cedere e accordare soldi per paura che il figlio se li procuri in altri modi, non previene affatto i comportamenti a rischio e, al contrario, sviluppa nei figli un senso di potere e onnipotenza. Anche quando ci urlano il loro odio, i figli hanno bisogno di adulti che sappiano contenerli e guidarli, con pazienza, ma con fermezza. É un compito gravoso, spesso comporta sofferenza, ma si rende necessario per traghettare i figli verso la vita reale e concreta, dove una banconota ha valore, deriva da un impegno lavorativo, non va sprecata né spesa con leggerezza.

Senza banalizzare vorrei proporre, in generale, di creare abitudini corrette nei figli alle prese con il denaro.
Cercare insieme un volo low-cost, valutare il rapporto qualità/prezzo di una cena fuori, calcolare la somma da risparmiare mensilmente per progettare una vacanza, sono
semplici azioni che creano un’abitudine e che offrono l’occasione di proporre ai figli un modello di comportamento da seguire.
L’educazione finanziaria può partire in giovanissima età, cogliendo spunti semplici dal quotidiano, senza che i soldi diventino un’ossessione o una esagerata preoccupazione,
ma facendo in modo che l’argomento denaro non sia considerato un tabù o una cosa da grandi.

I figli con background adottivo e i soldi

Particolare rilievo assumono le testimonianze di genitori e figli con background adottivo rispetto al tema del denaro.
Una madre mi esprime la grave preoccupazione e il disagio conseguenti alla scoperta che la figlia quindicenne aveva sottratto e nascosto un’importante somma di denaro. "Ho ricostruito - mi racconta - che durante l’estate aveva rubato qualche centinaio di euro a una parente, non riesco a spiegarmi perché lo abbia fatto. Quei soldi non li ha spesi, li ha nascosti e non mi vuole spiegare il perché".
Cerchiamo di formulare insieme delle ipotesi e arriviamo a considerare la grave precarietà che la figlia ha vissuto fino ai nove anni. La madre si rende conto che negli ultimi periodi in casa si è parlato spesso delle preoccupazioni lavorative del padre durante il covid. Ci chiediamo se questo possa aver fatto riemergere nella figlia la paura dell’instabilità e il bisogno di garantirsi una sicurezza.

Mi confida una giovane donna: “Sono stata adottata a dieci anni, i miei genitori mi hanno liberata dalla miseria. Per tantissimo tempo avevo paura di risvegliarmi dal sogno e di precipitare di nuovo in quella miseria. I soldi mi accecavano, avevo bisogno di averne sempre e me li procuravo in qualunque modo. Mi facevano sentire sicura, erano anche un modo per farmi degli amici, in quanto potevo offrire o fare dei regali e ottenere la simpatia dei miei coetanei. Non mi sentivo in colpa verso i miei genitori perché pensavo che tanto loro erano ricchi. Adesso mi vergogno di essere stata così, ma da ragazzina mi sentivo continuamente in bilico tra la vita di prima e quella dopo l’adozione, era un equilibrio precario, non riuscivo mai a sentirmi davvero al sicuro. Procurarmi dei soldi era il mio piano di riserva".

Un padre mi rivela che non può lasciare soldi in giro perché il figlio sistematicamente li ruba. "Se ha bisogno di soldi sa che può chiedermeli - si sfoga - non riesco a capire perché faccia così, mi sento tradito e non credo di meritarmelo, abbiamo sempre fatto tutto per lui".
Un figlio con background adottivo che mette ripetutamente in atto comportamenti disfunzionali come il furto può faticare a interrompere le strategie di sopravvivenza che
utilizzava prima della sua adozione. Nonostante l’accoglienza e il legame amorevole con i genitori può mantenere un sottofondo di ansia di ricadere in situazioni già vissute. Può altresì ripetere schemi di comportamento antecedenti l’adozione.

É importante chiedersi come si rappresenta quel figlio, nella fase di ricerca identitaria dell’adolescenza, quanto le sue origini e il suo passato influenzino la concezione di sé. Si considera il bravo figlio dei suoi genitori adottivi, o la brutta persona che è stata abbandonata durante l’infanzia? 

Occorre un altro, difficilissimo passaggio: il furto è qualcosa che lede profondamente il valore dell’onestà, valore saldo nella maggioranza dei genitori. É difficile, doloroso e frustrante fare i conti con un figlio che ruba, poiché non si tratta soltanto di una trasgressione, rappresenta la violazione di un principio fondamentale e mina il rapporto di lealtà e di fiducia. Per affrontare questo tipo di situazioni i genitori devono innanzitutto superare la vergogna e spesso la profonda delusione verso i loro figli. Devono poterli guardare come persone che manifestano un disagio e riuscire ad affrontarli superando la rabbia e l’amarezza. Un figlio che ruba non sta cancellando con un colpo di spugna il percorso intrapreso con i suoi genitori adottivi. Sta affrontando con fatica un percorso non semplice di superamento della precarietà vissuto all’inizio della sua vita e cercando le proprie strategie per sentirsi davvero, finalmente, al sicuro.

Nella fase dell’adolescenza sta, inoltre, affrontando, talvolta con una difficoltà in più rispetto ai suoi coetanei, la ricerca di se stesso. Spesso ha ancora bisogno della conferma, nonostante i suoi comportamenti, che i suoi genitori continueranno ad amarlo. Talvolta vive contrastanti rappresentazioni di sé e necessita di essere accolto nella sua confusione identitaria e nella sua difficoltà a vivere alle prese con una bassa autostima.

Mette in atto comportamenti sconvenienti e attende le risposte, vuole capire chi è e chi è stato, ha bisogno di mettere alla prova, fino in fondo, la solidità di un amore  genitoriale di cui non conosce fino in fondo la natura e la solidità.

Certamente va fermato, se sorpreso a rubare, ma va anche accompagnato verso la consapevolezza delle sue azioni, in un percorso che a volte richiede l’aiuto di un esperto e
che sempre necessita di genitori disponibili al dialogo e preparati ad affrontare questo tipo di situazioni. Credo che vadano elaborati la vergogna e il senso di fallimento, che sia molto utile aprirsi ad un confronto che consenta di collocare comportamenti generalmente stigmatizzabili, per poter trovare risposte e strade da imboccare. Con la fiducia nella possibilità di un percorso certamente duro e faticoso, ma 
potenzialmente costruttivo.

Si può crescere, figli e genitori accanto ai figli, in un mondo dove la ricchezza e il possedere sono purtroppo valori schiaccianti, ma scoprendo insieme la possibilità di un equilibrio.

 

 

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Data di pubblicazione: 
Lunedì, Febbraio 20, 2023

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