Non passò molto tempo e tornò con una nuova domanda. Stavamo guardando il suo cartone animato preferito, Titti e Silvestro, e improvvisamente chiese: «Mamma, ma tu nella pancia di chi eri? Non in quella di nonna Anna, vero? E allora nella pancia di chi?». Rimasi un po’ sorpresa da quella domanda e gli risposi: «Amore mio, non conosco la signora che mi aveva nella pancia, non so nulla di lei. So solamente che mi ha lasciata su una panchina davanti ad una casa in cui si occupano dei bambini che sono senza una mamma e senza un papà». Mattia incredulo rispose: «Mamma, ma non è possibile che non conosci quella mamma. Non è che adesso vai in Brasile a trovarla?». Per lui fu difficile credere che io non conoscessi chi mi aveva messo al mondo; sembrava dispiaciuto per me e quasi stupito dalla serenità con cui ne parlavo. Come può un bambino di nemmeno cinque anni concepire che si può non conoscere la mamma che ci ha fatto nascere?
(tratto dal libro “Mamma, tu in che pancia sei nata?”)
Ricordo ancora oggi l’intensità delle emozioni che ho provato quando mio figlio Mattia mi chiese “Mamma, tu in che pancia sei nata?”. Quella domanda diede il titolo all’omonimo libro in cui racconto la mia storia di adozione, il mio diventare donna e madre. Quel giorno segnò l’inizio di un viaggio entusiasmante che continua ancora e durante il quale ho avuto la grande opportunità di conoscere molte persone e di ascoltare tante meravigliose storie.
Pubblicato nel 2019 per la Collana Genitori si diventa - Edizioni ETS, il libro “Mamma, tu in che pancia sei nata?” oggi è alla sua prima ristampa e si presenta al pubblico con una nuova copertina. Quando la casa editrice mi domandò quale foto avrei voluto inserire non ho avuto dubbi. Ho scelto la fotografia che mi ritrae insieme ai miei genitori, la prima foto con la mia famiglia in Brasile. L’immagine rappresenta l’inizio della nostra avventura insieme.
Da quel giorno sono trascorsi molti anni e nel frattempo la mia famiglia si è allargata. Tutti insieme - i miei genitori, mio marito e i miei figli - sono il mio porto sicuro.
L’idea iniziale di questo libro era scrivere la mia storia per Mattia, il primogenito, con il pensiero che, da grande, potrà interessarlo, tanto quanto a me ha interessato leggere il libro di mio padre in cui raccontava della sua famiglia.
Oggi ripensando a questi ultimi anni posso dire che questo libro significa molto di più. Essere mamma di due bambini somaticamente diversi da me, in particolar modo la mia seconda figlia con i suoi ricci biondo platino, spesso mi pone davanti a sguardi e interrogativi altrui che mi dimostrano quanto ci sia ancora da fare per combattere i pregiudizi relativi al binomio somiglianza= famiglia. Raccontare la mia storia mi dà l’opportunità per farlo. L’intento è quello di continuare per i miei bambini, perché crescano orgogliosi delle loro origini e della loro storia, che ha il sapore del Brasile che vedo anche in loro e che mi affascina ogni giorno di più. Ed è proprio crescendo insieme che è nato il desiderio di tornare per la seconda volta nel mio Paese di nascita. Mentre del primo viaggio di ritorno ne parlo nel libro “Mamma, tu in che pancia sei nata?”, questo secondo viaggio ho iniziato a immaginarlo e soprattutto a sentirne il bisogno sempre più impellente grazie anche a tutte le emozioni vissute portando la mia storia in giro per l’Italia.
Tornare in Brasile tutti e quattro insieme è un sogno che conto di realizzare presto. Mattia ha ormai dieci anni e una grande curiosità per il Brasile, tanto da definirsi “italo-brasiliano” in un compito scolastico e Sofia, che oggi ha 4 anni, mi fa già tante domande. Per me, tornare tutti insieme significa donare un pezzo della mia storia ai miei figli. Non importa ciò che ne faranno, ma sento sia importante che nel loro bagaglio esperienziale ci sia.
Grazie a tutti i lettori di “Mamma, tu in che pancia sei nata?”: senza di Voi questo viaggio meraviglioso non sarebbe stato possibile. Ve ne sarò grata per sempre.
Grazie alla casa editrice Edizioni ETS e all’associazione Genitori si diventa perché continuano a credere in questo progetto.
Grazie a tutti coloro che mi hanno invitato a raccontare il mio libro: di ogni presentazione, porto nel cuore emozioni e sguardi.
Grazie alla mia famiglia che con me ha girato tutta l’Italia per raccontare questa nostra storia.
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