Autore: 
Alice Campanellino Bigli

Non ricordo esattamente quando è stato, in quale dei tantissimi libri tra quelli che ho letto e sfogliato sul “metodo Montessori” ho incontrato il rito del compleanno.

La prima volta, di sicuro, non pensavo alla mia famiglia, ai miei figli, non credo fossero ancora con me. Probabilmente quel momento si colloca il quel periodo terribile della mia vita in cui i miei figli li avevo già ma erano ancora lontani, in un istituto dall’altra parte del mondo, dunque di certo non mi ponevo il problema di come organizzare la giornata di festa del loro compleanno, al massimo mi chiedevo con un peso sul cuore se avrebbero avuto almeno un augurio, un dolce, mi tormentavo per il non poter essere lì. Magari è stato anche prima, davvero non saprei ricostruire.

Mi occupo di libri e temi educativi per lavoro. Maria Montessori l’ho studiata, come tutti gli studenti di materie pedagogiche, negli anni dell’Università quando ancora non era stata riscoperta dal grande pubblico e di conseguenza dall’editoria. Poi, all’improvviso, in libreria sono iniziati ad arrivare uno dopo l’altro i libri che suggerivano ai genitori attività e gestione della vita quotidiana in casa ispirati più o meno fedelmente ai suoi insegnamenti. Li ho sfogliati più o meno tutti, ne ho letto qualcuno.

Il rito del compleanno l’ho incontrato così, in questo tempo indefinito, ricavandone all’inizio, lo confesso, la sensazione di una cosa interessante ma un po’ stramba da fare davvero e così, come una curiosità, è rimasto in un angolino della mia memoria.

Un anno e mezzo fa, dopo un percorso decisamente più tortuoso della media, i miei due figli entrati in famiglia attraverso l’adozione internazionale sono arrivati a casa. La più piccola avrebbe compiuto tre anni venti giorni dopo, il primo compleanno ha fatto fatica a capire che cosa le accadeva intorno. Suo fratello ne ha compiuti cinque sei mesi dopo. Più grande, con qualche mese di vita familiare alle spalle, un inizio di lingua comune, ha vissuto il primo compleanno in Italia con molta più consapevolezza e conseguente emozione, eppure non ho ripensato al rito. Il tempo era ancora, per lui, qualcosa di troppo fluido e confuso.

Tra i cinque e i sei anni, seguendo del resto uno sviluppo in linea con quello della maggior parte dei bambini, i concetti di anno, stagioni, ieri, oggi, domani, hanno iniziato ad avere più senso.

Del suo passato, del suo paese, della sua storia abbiamo parlato sempre, fin dal primo giorno. Mio figlio ha dei ricordi chiari della vita prima del suo ingresso in questa casa e ne ha sempre parlato molto ma pur in questo dialogo sempre aperto non ci eravamo mai messi a ricostruire in una volta sola l’intero percorso di vita collegandolo allo scorrere preciso del tempo. 

Qualche settimana prima del suo sesto compleanno quella piccola curiosità appoggiata in un angolino buio della memoria è tornata a farsi sentire. All’improvviso ne ho colto le potenzialità. Ho cercato, tra i tanti libri, in uno dei miei preferiti: 100 attività Montessori per scoprire il mondo 3/6 anni edito da L’ippocampo, uno degli editori che si sta dedicando con più serietà alla divulgazione del metodo Montessori.

Non so se fosse il primo libro in cui avevo letto di questo rito ma qui l’ho trovato subito, spiegato in modo chiaro e puntuale ho deciso di provare.

Il rito è stato pensato per tutti i bambini, è una celebrazione della vita del festeggiato, a partire dalla nascita, che consente ai bambini di visualizzare e “agire” il tempo trascorso dalla nascita al compleanno che si sta festeggiando collegando il tutto anche al moto naturale del mondo. 

In pratica si prepara sul pavimento un cero posto al centro di un sole che può essere semplicemente disegnato su un foglio di carta. Tutto attorno si dispongono scritte che rappresentino i mesi. Al bambino viene dato in mano un piccolo mappamondo. Si accende il cero a rappresentare il momento della nascita, della vita, poi il bambino partendo dal mese del suo compleanno gira intorno al sole tante volte quanti gli anni che compie. A partire dalla nascita e poi per ogni “giro” e quindi compleanno si prende un’immagine, si racconta qualcosa di quella tappa di vita.

Tutto questo non è stato ovviamente progettato pensando alla specificità dei bambini che hanno vissuto l’adozione eppure mi è sembrato che proprio in questo caso potesse mostrare il massimo delle sue potenzialità nel ricostruire la linearità del tempo nonostante le complessità delle tappe di vita dei nostri figli.

Così, con un po’ di coraggio, lo abbiamo fatto. Dove non c’erano foto abbiamo usato disegni. La nascita, il primo, anno, il secondo. Ad ogni giro abbiamo nominato i mesi, in sequenza, uno dopo l’altro, fino a fermarci a quello del compleanno dicendo poche parole, oneste, semplici per ricostruire gli anni. Per ora erano sufficienti poche parole ma mi piace pensare che ogni anno quelle parole potranno arricchirsi se e come, tutti insieme, riterremo opportuno. Abbiamo celebrato quei sei giri della terra attorno al sole che corrispondono ai sei anni del nostro bambino, piccolo e grande. Che festeggiava sei anni ma festeggiava solo per la seconda volta. Abbiamo celebrato la continuità del tempo senza nascondere i prima e dopo importanti che ci sono nella sua storia. Abbiamo celebrato la vita. 

È stato prezioso, e direi che diventerà ufficialmente un rito di famiglia.
 

Data di pubblicazione: 
Giovedì, Febbraio 6, 2020

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