Un articolo per presentare il libro: "L'adozione una risorsa inaspettata", di Anna Guerrieri e Francesco Marchianò.
Vorrei essere chiara con chi inizia a leggere questa recensione. Una sincera amicizia mi lega a uno degli autori del libro. Avrà questo fatto influenzato ciò che penso del libro? Spero proprio di si!
Conoscere personalmente Anna Guerrieri e, soprattutto negli ultimi anni, essermi resa conto di quanto grande è stato il suo lavoro per il mondo dell’adozione, e il modo nel quale questo lavoro è stato ed è ancora compiuto, mi ha permesso di capire al meglio tutto quanto è scritto nel libro; quanto alcune affermazioni e valutazioni arrivino veramente da una esperienza vissuta, e intensamente vissuta. Tenacemente voluta e vissuta per un aiuto ai figli adottivi, ai genitori adottivi.
Tutto quanto è scritto nel libro arriva da esperienze puntuali: da anni di contatto con i genitori e con i figli adottivi; da fitti e continui rapporti con tanti genitori e tante coppie; tanti operatori pubblici e professionisti privati, tanti giudici dei Tribunali dei Minori, tanti insegnanti, tanti dirigenti della scuola a tutti i livelli. Tanto di tanto, insomma. Un tanto che a un certo punto ha proprio avuto la necessità, l’impulso, di uscire. E allora ne è scaturito questo libro.
Francesco Marchianò, il coautore del libro, l’ho conosciuto invece solo in occasione della preparazione di questo articolo; ma immediatamente ho percepito la sua profonda capacità di proiettarsi verso le persone, la sua voglia di conoscere le persone, il suo amore per le persone, la sua naturale propensione a trovare un codice di aiuto. Aver messo “le persone” al centro della sua vita è la sua cifra, perfetta per uno psicologo.
Questi due autori, decidendo di unire le loro esperienze, hanno moltiplicato in modo esponenziale la loro capacità di visione, la loro lucidità di analisi, e ne è uscito un libro sorprendente. Un libro che va pesato per ogni frase, riga su riga, pagina su pagina. Un libro denso. Carico di un peso che è il peso della fatica e della gioia di chi a un certo punto della propria vita trova la forza di affrontare il percorso adottivo. E di chi da genitore cresce i suoi figli, con le fatiche comuni a tanti, perché i figli adottivi, e i figli tutti, si prendono tanto della nostra vita. Sempre e comunque.
Dentro questo libro un genitore trova se stesso. Si vede allo specchio. In particolare il genitore adottivo, ma tutti i genitori possono trovare chiavi di lettura ai loro comportamenti e pensieri, alle loro difficoltà. Possono riconoscersi e sentirsi rappresentati e “accolti”. In un certo senso, ascoltati davvero da chi ha scritto il libro, attraverso le pagine del libro. Soprattutto possono trovare conforto alle loro insicurezze e, cosa molto importante, trovano strumenti per agire, per affrontare in modo costruttivo le loro difficoltà.
I gruppi di ascolto e mutuo aiuto
Il libro nasce in prima battuta dal desiderio di fare un bilancio delle attività dei gruppi di mutuo aiuto, promossi all’interno della associazione Genitori si Diventa, dopo ormai dieci anni di esperienze attive. Genitori si Diventa è una associazione di genitori, con la finalità di portare supporto agli altri genitori adottivi e fare cultura dell’adozione; organizza ormai da anni in molte sezioni, che sono disseminate per tutta la penisola, gruppi di supporto o mutuo aiuto. Cosa sono i “gruppi”? In sostanza, con cadenza mensile, una decina di famiglie circa, rappresentate da entrambi i genitori o da uno solo, si riunisce per un incontro al quale è presente un “operatore”, che nella maggior parte dei casi è uno psicologo. L’operatore ha il compito di moderare il gruppo e di accogliere le testimonianze dei genitori, dando una possibilità di lettura e riconoscimento, sia a chi le porta che a chi le ascolta.
Se l’obiettivo iniziale degli autori era il racconto dell’esperienza nei gruppi di mutuo aiuto, nel mettere nero su bianco questo bilancio, i limiti si sono aperti: si sono mischiate le esperienze personali degli autori, che hanno travasato in questo libro un mondo intero, il mondo di vita vissuta del genitore e del figlio adottivo. Mettendo in luce il fatto, mano a mano che il libro si snoda, che quanto vale per il genitore adottivo, vale spesso e comunque anche per ogni genitore. Perché quando un figlio si allontana da noi, che sia adottivo o no, conta cosa accade in quel momento. Conta cosa accade alla relazione costruita o non costruita.
Davvero consiglio il libro a tutti: come si legge nell’introduzione: << Quello che interessa qui, in questo libro, è la famiglia adottiva come realtà viva e attiva, come tessuto di relazioni in grado di trasformare interruzioni in continuità, perdita in trasformazione, desideri individuali in capacità di aprirsi verso orizzonti più ampi.>> E a chi, nella propria vita, non capita prima o poi di dover affrontare questi passaggi: interruzioni, perdita, desideri?
Moltissimi sono i passi che potrei estrapolare dal libro. Mi limiterò in questo articolo a citarne alcuni, significativi per comprendere il fine ultimo del libro. Tra gli elementi che gli autori ritengono determinanti, troviamo l’ “appartenenza”: << Quando una appartenenza che doveva essere scontata si interrompe, la costruzione di un’altra appartenenza è tanto essenziale quanto poco scontata, un percorso di contatti e lontananze, di intimità e distanze, un ritmo di sintonia e crisi, perdendosi e trovandosi più e più volte nel tempo.>>
L’appartenenza: un grande lavoro. Quali strumenti abbiamo per affrontare e fare questo lavoro? Un aiuto può davvero essere il gruppo di sostegno: << Possono davvero dei gruppi di mutuo aiuto sostenere in questo processo di avvicinamento? … svelano la propria ricchezza quando li si vive come spazi dove cogliere la possibilità di comprendere autenticamente prima di tutto le proprie emozioni e quelle del proprio partner: riuscendo a sperimentare le storie degli altri, sentendole, mettendosi in ascolto di quanto viene portato dall’operatore, donando a chi è accanto (magari anche abbastanza sconosciuto) un piccolo frammento delle proprie fragilità o paure, dei propri pensieri, ci si ritrova non più soli, più in grado di tornare a casa parlandone con il proprio compagno o compagna, più disponibili ad ascoltare lui o lei, e quindi il figlio che verrà e che ci spiazzerà con quello che non capiremo di lui. Si tratta di comprendere che quanto si sperimenta nel gruppo, lo starci, l’ascolto, il confronto con l’altro può divenire un apprendimento durevole, con la sensazione di qualcosa che “si sa” perché “lo si è vissuto e fatto”, come il pensiero di un luogo dove si può tornare quando si è in difficoltà, certi di trovare ascolto e condivisione. >>
I genitori e il rapporto con i figli
Il libro racconta quali emozioni e quali stupori, quali “ignoranze” e quali magnifiche intuizioni, accompagnano e affiancano il genitore che si avvicina ad un figlio in arrivo. Racconta nello specifico il formarsi famiglia tramite l’adozione, ma offre il suggerimento di come porsi nei confronti delle nostre attese e aspettative di genitori a trecentosessanta gradi.
Ci sono nel libro chiavi di lettura e suggerimenti per interpretare i comportamenti dei bambini, che risultano di grande interesse per un genitore adottivo che si trova di fronte all’uragano che spesso i bambini portano nella vita stabilizzata della coppia in attesa. Frasi illuminanti che spiegano quello che a volte sembra non avere spiegazione logica. Un esempio tra i tanti: << Bambini che non hanno potuto controllare nulla nel loro passato cercano di avere un controllo totale del loro mondo presente.>>
Attraverso alcuni estratti dai racconti portati da genitori e da figli nei gruppi, abbiamo modo di vivere e ascoltare in modo diretto il loro sentire, le loro emozioni, il loro reciproco confronto e scontro all’interno delle famiglie. Questi racconti ci avvicinano ai protagonisti dell’adozione e tutto il libro insegna a mettersi in una visione di accoglienza allargata a tutti i componenti della storia di una famiglia adottiva: i figli, le loro storie e le storie dei genitori.
Comprensione e attenzione per i genitori, che spesso si sentono davvero soli nell’affrontare la loro nuova struttura familiare: << Se si condividesse realmente, fra soggetti istituzionali e famiglie, cosa significa crescere un figlio adottivo, l’importanza di accompagnarlo nell’elaborazione della propria storia, il significato di appartenere a due famiglie, a due madri (una da elaborare, una da vivere), se le istituzioni mettessero costantemente al centro i bisogni del bambino adottato, questo aiuterebbe a creare nei futuri genitori gli strumenti per calarsi in sicurezza nella propria storia.>>
Ma cosa possiamo fare quando siamo poi nella realtà, soli in casa a tu per tu con la nostra storia di famiglia? Forse provare a mettere in pratica, per quanto si può, quanto ci suggeriscono gli autori: << Essere genitori, vivere l’adozione significa essere attraversati da un flusso di esperienze che possiamo solo lasciare scorrere dentro di noi.>>
Alcuni passaggi del libro sono stati per me molto importanti, mi hanno fatto capire che necessità davvero ineludibile deve essere la ricerca continua del contatto sincero con i nostri figli: << Risposte giuste non ce ne sono mai, c’è uno stare giusto, lo stare assieme , l’ascolto attento e che valorizza. Chiamati a rispondere possiamo dire sinceramente: “non lo so perché ti è accaduto questo. Stai male? Lo so, sono qui con te.>> E ancora: << Quando i figli sono molto piccoli non sono le parole che contano (e talvolta neanche quando i figli sono grandi). Serve il proprio corpo e come si sta nello spazio con loro. … >>
Come stare accanto
Obiettivo ultimo del libro è sostenere i figli adottivi attraverso il sostegno ai genitori. Direi ancora meglio che è sostenere “la famiglia adottiva”. Perché << Il lavoro a sostegno di una famiglia che adotta non può che essere lavoro sulla solidità dei legami, sulla loro forza ed intensità e sulla loro legittimità.>>
E se la famiglia va in crisi? Se i figli in crisi, mettono in crisi tutti, che accade? Come uscire da un tunnel che pare senza uscita?
Nell’ultima parte del libro si affronta questo delicato tema. Come in tutto il libro, viene fatto con grande lucidità, chiarezza e fermezza. Si trovano riflessioni determinanti, analisi profonde che fanno riflettere e aiutano davvero un genitore in sofferenza. A trovare ad esempio la forza per reagire: << Se accade (e accade nelle migliori famiglie di farsi calpestare), nel figlio subentra la paura, perché a quel punto si chiede: “Allora, adesso, chi mi protegge se loro hanno paura? >>
Si trovano in questa parte di questo prezioso libro, anche riflessioni che in ultimo ci raccontano di tutti noi, attraverso il racconto della vita dei nostri figli: << Avvicinarsi ad un ragazzo con l’intento di curare può non essere il giusto approccio, in fondo non si cura nessuno dalla propria vita. L’unico modo per essere funzionale al bisogno della vita di una persona è condividerla, normalizzarla in un mondo che normale non è e che per questo non può pretendere uniformità e standardizzazione.>>
Una frase conclusiva per descrivere il libro? Aiuta a “cavarsela” quando pensiamo “io speriamo che me la cavo”!